Uno di queli problemi che potrebbero portare via una mattinata intera…se non affrontati con una buona dose di …fortuna.
La mia fortuna è stata atterrare su questa pagina, dove si spiega che c’è un bug (la libreria apache httpclient non si comporta bene con i proxy con autenticazione NTLM, tipo ISA Server) e che c’è un modo per aggirarlo, ovvero aggiungere in fondo al file eclipse ini le seguenti informazioni:
In realtà è così da sempre. Solo che adesso l’informazione rischia di essere un filo delicata.
Funziona così: voi dite a Google quanto velocemente vi state muovendo, e loro possono immaginarsi quanto traffico c’è sulla strada che state percorrendo. E naturalmente possono mettere a disposizione questa informazione anche per altri utenti. Più o meno.
If you use Google Maps for mobile with GPS enabled on your phone, that’s exactly what you can do. When you choose to enable Google Maps with My Location, your phone sends anonymous bits of data back to Google describing how fast you’re moving. When we combine your speed with the speed of other phones on the road, across thousands of phones moving around a city at any given time, we can get a pretty good picture of live traffic conditions.
Già dalla mia visita agli headquarter di Google, nello scorso Maggio, ricavai l’impressione, documentata da più parti, dell’approccio alla rete di quei genietti di Mountain View. La plausibile intenzione di trasformare il tessuto di cui è latta la rete nel futuro sistema operativo globale ci è stata in qualche modo confermata dalle caratteristiche di Chrome, il browser opensource che oggi rosicchia quote sia a Firefox che ad Internet Explorer. Della caratteristica di Chrome di essere fondamentalmente votato all’esecuzione di applicazioni Internet parlammo appunto a Settembre.
Quindi da un lato non stupisce che venga fuori il tanto atteso Google Operating System!. Da un lato, però. Perchè dall’altro stupisce che non sia Google a farlo, ma Good OS, una società Californiana (ma va?) già famosa per il suo gOS, un piccolo sistema operativo caricato su dei portatili da 200$ venduti da Wal-Mart.
Il nuovo sistema operativo si chiama invece gOS Cloud, e viene definito dagli stessi creatori un Cloud Operating System. In pochi secondi (quanto pochi dipende anche dalle performance della machina, ovviamente) il sistema carica all’interno di un browser il suo framework applicativo proprietario, permettendo di eseguire applicazioni all’interno di un browser.
Ora resta solo da attendere una qualche versione scaricabile e testabile, per vedere quanto di vero e concreto c’è dietro gli annunci.
Il prossimo 27 novembre “va in onda” il primo TamTamy Day.
Il dibattito, moderato da Marco Montemagno, sarà ospitato sulla piattaforma di Corporate o Enterprise Social Networking (le etichette si sprecheranno!) TamTamy, che da poche settimane è stata lanciata in “public beta”. La discussione verterà principalmente sulle prospettive di innovazione Web 2.0 in tempi di crisi e su come la tecnologia possa supportare le aziende in termini di produttività, sviluppo del business e contenimento dei costi.
Il dibattito sarà arricchito da alcune testimonianze di aziende italiane che si sono contraddistinte nel panorama del web 2.0.
Il punto forte della giornata è ovviamente la possibilità aperta a tutti di interagire – previa registrazione – in diretta con l’evento.
Disclaimer (obbligatorio!): TamTamy è sviluppato dall’azienda per cui lavoro, Reply. Tuttavia questo post è scritto a titolo puramente personale, e senza nessuna indicazione da parte dell’azienda stessa. Utilizzo quotidianamente la nostra piattaforma interna (insieme ad altri 2000 colleghi!) e sono molto curioso di assistere ad un momento di condivisione live come quello proposto dal [tag]TamTamy[/tag] Day.
Se come me siete utenti dei tre servizi citati nel titolo, forse può tornarvi utile questo semplice plugin per FireFox, che vi consente di postare contemporaneamente su FaceBook (modificando il vostro status message), su Twitter e su FriendFeed. Nel caso utilizziate gli ultimi due vi suggerisco fortemente di disabilitare il feed di Twitter da FriendFeed, per evitare – ai vostri “amici” – una marea di messaggi duplicati.
L’interfaccia del plugin è estremamente semplice e credo non richieda alcun tipo di spiegazione.
Disclaimer: si tratta di un plugin sperimentale, il che vuol dire che non è testato a fondo e potrebbe anche compromettere la stabilità del vostro browser o addirittura del vostro PC, e nella peggiore delle ipotesi farvi perdere quello che state scrivendo o altri dati. Usatelo coscienti di ciò!
Potete scaricare FireStatus dalla homepage del plugin.
E vi dirò….finora l’unica cosa che mi manca è la barra degli indirizzi dell’ultimo Firefox, alla quale mi stavo velocemente e felicemente abituando. A parte questo devo dire che sulla maggior parte dei siti che frequento abitualmente, o per lo meno di quella decina che ho potuto testare da quando ho installato il browser, la user experience mi sembra…beh…corretta! Nessun problema ma neanche grosse rivoluzioni (con qualche eccezione, vedi in fondo al post).
Ho verificato dai log che il browser viene individuato come “Safari”, il che mi impedirà di vedere nei prossimi giorni (per pura curiosità) quanti utenti accedano qui col nuovo browser.
Una delle feature che ero curioso di testare è il task manager. Diciamo che nelle condizioni normali (come quelle che vedete rappresentate in finestra) è poco utile. Lo diventerà certamente per individuare eventuali memory hog: siti o plug-in che cominciano a mangiare la memoria senza smetterla più.
Ho anche verificato che su qualche sito che si basa sullo “user agent” per l’identificazione del browser (e non sul test delle effettive capacità) javascript viene ignorato, ovvero il server agisce come se non fosse disponibile.
L’eccezione a cui facevo riferimento è costituita da Picasa, il Flickr di Google (di Google?!? Ma vuoi vedere che…). Si tratta di una delle poche applicazioni web che ho sempre disdegnato, principalmente per il fatto che l’utilizzo di quella mostruosa interfaccia, pesantemente basata su javascript, mi è sempre risultato poco gradevole, con il browser sempre apparentemente congelato nel passaggio fra una finestra e l’altra. Ecco, questa è l’unica applicazione che io abbia provato finora nella quale il miglioramento di performance (non velocità pura, attenzione, ma piuttosto l’interattività della finestra, l’assenza di freeze) è notevolissima.
Altre webapp che beneficiano di un certo miglioramento (sempre limitandomi a quelle che ho provato stasera) comprendono il citato Flickr (specialmente l’interfaccia di amministrazione/organizzazione delle foto, geotagging compreso) e parzialmente anche Google Maps.
Se siete curiosi di provarlo, in pochi minuti dovreste riuscire a scaricare Chrome da qui. Il browser si installa praticamente da solo, e se avete l’accortezza di chiudere il vecchio browser durante l’installazione, quello nuovo importerà i vostri bookmark, le password salvate ed in generale le impostazioni.
Fra le cose che mi colpirono di più in occasione del Google I/O dello scorso Maggio, vi fu senza dubbio la presentazione di una versione “0.9” (o giù di lì) di Google Gears, a quel punto già ribattezzato solo “Gears”.
Chris Prince, Project Manager e di fatto papà del progetto la spiegò sostanzialmente così: Gears implementa le funzionalità di HTML5 anche per quei browser che non la implementano nativamente. Cioè – oggi – tutti.
Fra queste funzionalità non c’è solo la possibilità di depositare in locale delle informazioni (un local database) ma anche un oggetto canvas per gestire elaborazioni grafiche un po’ più evolute, un set di funzioni per gestire procedure javascript in multithreading (worker pool) ed altre amenità.
Nella simpatica presentazione del nuovo browser di Google, battezzato Chrome, che ho sfogliato stamattina, ho trovato diversi richiami a quel tipo di approccio: empower the browser, o meglio ancora, exploit the browser potential!