Le 7 meraviglie del mondo blogosferico

Molto interessante il [tag]meme[/tag] lanciatomi (grazie!) da Luca, e molto utile!
Intanto mi ha permesso di scoprire (e aggiungere ai miei feed) Nicola Mattina, ma anche Cloridrato di Sviluppina, fra gli altri, e poi mi consente di segnalare i miei “favoriti” e, se sono fortunato, di contribuire alla condivisione delle cose più interessanti, in questo caso in termini di web design dei blog, che si possono trovare in rete.

E’ chiaro che i giudizi non possono essere universali, e quindi nei 7 blog che elenco qui sotto troverete probabilmente 7 tipologie di fonti (e di [tag]design[/tag]) molto ma molto diverse fra loro. Che si mescolino pure quindi siti completamente dedicati al webdesign, all’advertising, alla tecnologia….poi ognuno ci mette i temi che preferisce.

Mi piacerebbe anche conoscere i giudizi ad esempio di catepol, Giovy, DElyMyth, Gioxx e Suzukimaruti e kOoLiNuS.

Suite web based a confronto: we+

Su Unimagazine.it (che da poco fa parte del mio blogroll) c’è un articolo molto interessante su una piattaforma di collaborazione/project tracking web based. La piattaforma si chiama we+, ed è realizzata da yooplus. L’articolo, scritto da Alessandro Cattaneo, e ripreso anche da Excite, fa un’analisi ed un commento su alcune delle funzionalità di collaborazione offerte dalla suite.

The referenced article is also available in english!

[tags]we+, yooplus[/tags]

[via]

blognation Italy

blognation Italy nasce oggi. La “filiale” italiana del network creato da Sam Sethi si aggiunge oggi, insieme a quella tedesca, alle tante già disponibili.

Già nel lancio, di Amanda Lorenzani, è incredibilmente fitto di notizie e dettagli. E tratta più o meno tutti i principali argomenti che la blogosfera italiana ha affrontato negli ultimi giorni: parla di NeTwo, di BlogBabel, di  yoo+, dell’ingresso de  Il Sole 24 Ore nel capitale di  Blogosfere, fondata da Marco Montemagno. Ah ecco…non si parla dell’iPhone. Meno male!

(e)Health: il futuro inevitabile della Sanità

Per puro caso nei giorni scorsi si sono sovrapposte nei miei feed due segnalazioni che, prese da sole, probabilmente non abrebbero meritato da parte mia un commento (ma una lettura sì!).

La prima di queste, che riporto dal Professor Fuggetta, riguarda un’analisi fatta da un economista Italo-Americano, tale Stephen Checchetti, il quale commenta in maniera abbastanza lucida l’approccio economico-gestionale al temadella sanità e in particolare a quello del suo costo. L’uso (mio) del temine abbastanza è dovuto al fatto che alcuni commenti mi sembrano, come dire, assolutamente personali e non necessariamente condivisibili dalle masse. Scrive l’analista:

I am not anxious to learn about my genetic predisposition to develop Alzheimer’s disease or my propensity to contract heart disease or type 2 diabetes.

Mentre questo commento è perfettamente coerente con la conclusione a cui l’economista arriva (conclusione piuttosto sconvolgente a cui arriveremo fra un attimo), non credo che possa valere per le grandi masse.

Però il concetto di base è affascinante, benchè già analizzato in tutte le sue forme: i mercati sono efficienti, funzionano, tendono a riallocare in maniera efficiente le risorse scarse. Però…

C’è un “però”. Forse più di uno. Che l’analisi dell’economista fa scaturire da un’analogia con altri mercati:

But there are times when private markets break down, and insurance is one of them. When markets fail, the government inevitably has to step in and provide insurance. That’s the case with […] insurance against the devastation from natural disasters. The future is one in which health care will fall into this same category. Even in countries like the United States, the government, not the market, will ultimately control the level and cost of the medical care we will receive.

Quindi ci sarà solo la Sanità Pubblica? Sempre secondo la ricerca la ragione di ciò nasce dall’evoluzione tecnologica e medica: la conoscenza della genetica, in particolare, consente già oggi di attribuire ad ogni “paziente” un health score. Un brutto modo per misurare il costo atteso delle spese mediche alle quali quell’individuo andrà in contro nel corso della sua vita. Ora, in uno scenario semplicificato, in cui ci sono solo individui tendenzialmente molto sani o tendenzialmente molto malati (parlando in termini di predisposizione genetica), solo questi ultimi decideranno per una (costosa) assicurazione. Il che semplicemente non farebbe funzionare il mercato.

L’analisi è a mio parere molto semplicistica, e ad esempio non tiene conto di fattori legati non solo al rischio “medico”, e legati invece alle abitudini comportamentali: i rischi di incidente, benchè non prevedibili direttamente, possono essere legati a prametri socio-demografici, ad esempio. Comunque una lettura assolutamente interessante.

L’altro “articolo” è quello legato all’ormai famoso Sicko di Michael Moore. Per chi non lo sapesse [tag]Sicko[/tag] è l’ultimo reportage del giornalista-regista americano che racconta la malasanità oltreoceano. In un post che è una sorta di editoriale, dell’area Advertising di [tag]Google[/tag] (but, what the he…!), spiega che molti dei loro clienti si trovano ad affrontare situazioni di pubblicità negativa, indotte dal fatto che qualcuno, facendo leva su situazioni sporadiche ma molto emozionali, trasmette dei messaggi molto negativi. E ovviamente propone una soluzione:

Many of our clients face these issues; companies come to us hoping we can help them better manage their reputations through “Get the Facts” or issue management campaigns. […] We can place text ads, video ads, and rich media ads in paid search results or in relevant websites within our ever-expanding content network. Whatever the problem, Google can act as a platform for educating the public and promoting your message.

Io penso alla Sanità in Italia, perchè non conosco quella statunitense se non per le fiction che ce la propinano o per i messaggi più o meno chiari delle news che la riguardano. E mi chiedo se un Direttore Generale di una ASL debba preoccuparsi di assumere un Responsabile Marketing e Comunicazione. Voi avete aggiornato i vostri CV?

Upgrade WordPress 2.1, seconda parte

Ecco fatto. Come pubblicizzato l'[tag]upgrade[/tag] è effettivamente abbastanza indolore. La pagina di reference è senza dubbio questa, e descrive passo passo la procedura da effettuare per assicurarsi che l’upgrade proceda senza intoppi, e soprattutto che vi lasci costantemente con una versione usabile del sito. Non sto quindi a ripeterla, ma sottolineo i passaggi fondamentali.

Fatto salvo che avrete certamente (vero?!?) effettuato backup di sito, template (che comunque non viene sovrascritto) e DB, una cosa molto importante è disabilitare tutti i plugin! Questo perchè alcuni dei plugin che usate potrebbero non essere pienamente compatibili con la nuova versione di [tag]WordPress[/tag], e pertanto al “riavvio”, il sistema potrebbe risultare semplicemente inaccessibile. Invece meglio disabilitarli tutti, fare l’upgrade, e poi riattivarli uno per uno.

Veniamo alle (poche) note dolenti: al primo tentativo di lanciare lo script di upgrade (/wp-admin/upgrade.php), si genera un errore: Fatal error: Call to undefined function: add_filter()
Con lo sgomento di avere incartato il tutto per l’eternità, mi precipito su Google dove scopro velocemente che non sono l’unico ad avere avuto il problema citato. E su una fonte assolutamente affidabile scopro il motivo dell’errore: una banale inversione nell’inclusione di due file libreria:

In the wp-settings.php file on line 135 you’ll see these two lines:

require (ABSPATH . WPINC . '/functions.php');

require (ABSPATH . WPINC . '/plugin.php');

Just reverse the order they’re listed in because the [tag]add_filter[/tag]() function is NOT in the functions.php file; it’s in the plugin.php file so… they should now look like this:

require (ABSPATH . WPINC . '/plugin.php');
require (ABSPATH . WPINC . '/functions.php');

In realtà nella mia configurazioe c’è anche un file classes.php di mezzo, e quindi alla fine le righr 131-133 del file wp-settings risultano così:

require (ABSPATH . WPINC . '/plugin.php');
require (ABSPATH . WPINC . '/functions.php');
require (ABSPATH . WPINC . '/classes.php');

Note post-installazione:

  • positivo il fatto che il post in fase di scrittura venga autosalvato ogni tot secondi;
  • apprezzabile anche il (mancato) popup per l’inserimento dei link che viene fatto via AJAX (e non con un popup, appunto ;-));
  • insopportabile in fatto che non ci sia più la preview nella stessa pagina dell’editing, ma finora non mi sono neanche sforzato per carcare di capire se è una opzione che si può riabilitare.

          Questo è tutto; in bocca al lupo a chiunque dovesse effettuare l’upgrade, e spero che queste informazioni vi possano in qualche modo essere utili!

          Upgrade WordPress 2.1

          Prima o poi andava fatto. E approfittando del primo “sabato con banda larga”, ho fatto nell’ordine:

          1. backup del DB di [tag]WordPress[/tag] (a proposito, devo fare una chiacchierata con quelli di Aruba. Followup nei prossimi giorni).
          2. backup di tutti i files del sito
          3. upload di tutte le pagine nuove (l’unica che cambia è feed-rss2.php. More on that later.)
          4. esecuzione wp-admin/upgrade.php
          5. bestemmie in toscano…

          Eh si, perchè mi sono trovato con un bell’errore: Call to undefined function:add_filter()
          Per fortuna un dio sempre affidabile è venuto in mio aiuto, e il suo reader insieme. E col prossimo post vi comunico di preciso la soluzione. Per il momento almeno il sito è UP!

          Ora però interrompo, che un ex-collega-carissimo-amico sta per diventare papà. E l’erede pare essere impaziente.

          Twitter vs. Pownce

          Insieme ad iPhone vs N95 credo sia uno dei contest più dibattuti del momento.

          Prendo spunto dal un post di Giovy, Pownce, l’anti-Twitter?, secondo il quale [tag]Pownce[/tag] è semplicemente più potente di Twitter, permette di fare più cose etc.. Su questo punto non si discute, anzi, aggiungo che ha una interfaccia utente veramente ben fatta, accattivante, e sicuramente studiata. Però…

          Però nel complesso continuo a votare per [tag]Twitter[/tag]. Discriminazioni a parte, trovo che sia fondamentale l’aspetto di “apertura” della piattaforma, come commentano Nik Cubrilovic nel suo post: Twitter v Pownce: It’s The API, Stupid e Robert Scoble qui. In fondo avevo già sottolineato, riportando un commento di Marc Andreseen, l’importanza delle disponibilità delle API per la diffusione di una piattaforma [tag]web2.0[/tag].

          La disponibilità di tali API ha permesso per esempio di creare un servizio, chiamato Twittergram, che vi permette di registrare una breve nota vocale (chiamando un numero negli states, al momento) che viene poi postato sotto forma di mp3 sul vostro “microblog”.

          Firefox: Troppa Memoria per le Extensions

          Negli scorsi giorni [tag]Firefox[/tag] mi ha fatto davvero penare. E’ il solo browser che uso, tranne rarissime eccezioni (NTLM Auth, anyone?).

          Insomma, tre giorni fa è diventato praticamente inutilizzabile. Qualunque operazione cercassi di fare, dopo un paio di minuti dall’avvio, tre o quattro tab aperte, diventava completamente “congelato”, e quello spione del task manager mi confermava il sospetto: oltre 160…poi 200 MB di memoria…and still growing!!! Killa, riavvia (riavvia anche il PC, per disperazione), niente: stesso comportamento. Una rapida ricerca (con Explorer) che mi porta a scoprire che molte estensioni possono causare questo problema. Alcune di queste Problematic Extensions sono state pubblicate qui. La lista non è esaustiva, però:

          There are hundreds of extensions, and not all problems are listed here. In addition, extensions can cause problems in combination with each other. If you do not find the problem listed below, follow the steps outlined in the Standard diagnostic – Firefox article.

          Risultato: ora ho disabilitato praticamente tutto. L’idea è di riattivare le estensioni poco per volta per vedere quale (o quale combinazione?) crea più problemi. Ma non ne ho molta voglia…it runs sooooo smooth!

          Quando il “Cognome” conta…(o perché non piaccio a Pownce)

          Fino ad oggi ho avuto sempre da ridire contro l’IT di praticamente tutte le compagnie aeree (e qualcuna di carte di credito) per la gestione assolutamente incoerente dei caratteri accentati nella registrazione dei clienti. Schininà Marchesi di Sant'Elia e baroni di San Filippo di Ragusa e del MonteAvendo un cognome accentato (Origine Araba? non me lo chiedete…non lo so! Tutte le generazioni che conosco sono siciliane, e tutte radicate in una precisa area!), mi sono dovuto un po’ …adeguare.

          Chi accetta il carattere accentato, chi l’apostrofo, chi nessuno dei due. E chi l’accetta (nel senso che la UI lo accetta ma poi il sistema non lo registra) e poi non lo considera proprio! Fate conto che per qualche mese (anno?) sono stato con la mia Frequent Flyer Card resa del tutto inutilizzabile dal fatto che il sistema di provisioning mi aveva registrato con l’accento, ma il sistema di autenticazione non mi permetteva di accedere al web. Insomma, noie su noie.
          Ma veniamo al caso odierno. Da qualche giorno la comunità italiana sta provando Pownce, un nuovo sistema di “microblogging” (a la Twitter) che permette tra l’altro la registrazione di tracce audio, link, video etc…
          Nel passaparola che ci si è dati su twitter, mi sono registrato anche io. Da quel momento (ma nessuno ha collegato immediatamente la cosa) alcuni utenti hanno cominciato a non visualizzare più il proprio profilo. Poi stamattina floria mi ha mandato un messaggio per dirmi che mi stava cancellando dai sui “friends”, nel tentativo di ripristinare il tutto, e che improvvisamente ha potuto rivedere la propria pagina personale. Ho immediatamente cinguettato la cosa agli altri, e catepol ha confermato identico comportamento. Allora ho modificato il mio profilo di twitter, e cambiato il mio cognome (e voglio vedere se ci metto pure i titoli nobiliari, la prossima volta! A proposito, non so se quello stemma sia quello giusto, mi hanno sempre detto che nel mio ci sono ben 5 palle!!!).
          Comunque ora tutto parrebbe funzionare. Forse è ora di preparare un bug report. E rimanendo al lato puramente informatico della cosa, è sconvolgente come un sistema possa andare on-line con un “buco” del genere, che consente un DoS praticamente a chiunque.