Primi. No, Secondi! No, Primi!!

La barca è splendida, ma avevo pochi dubbi. Solo non pensavo corresse così tanto! Tre numeri che parlano da soli:

  • 8.3 i nodi di velocità in bolina, qualche punta sopra, più spesso intorno ai 7.6, ma mi sono fissato gli 8.3 di target.
  • 24 i gradi al vento (apparente) durante la bolina stretta. Imbarazzante. Sopra i 26 gradi la barca vola.
  • 10.6 la velocità massima toccata oggi al lasco. No comment.

Asso di FioriOvviamente una barca così veloce ha un rating piuttosto penalizzante. Venendo al risultato della regata infatti faccio notare che il secondo è arrivato dopo 20 minuti circa, ma con il compensato è risalito a meno un primo e 55 secondi di distacco. La classifica della regata odierna, che comunque ci ha visto vincere sia in reale che compensato, la trovate sul sito del trofeo.

All’arrivo (o meglio, al circolo mentre guardavamo il filmato della regata aspettando le classifiche) è successa una cosa curiosa: proprio in prossimità della linea del traguardo abbiamo doppiato una delle barche della classe “crociera” (Asso di Fiori è naturalmente in classe “regata”), che stava completando il percorso, che per la loro classe prevede un giro in meno. Bene, ce la siamo ritrovata nella nostra classifica, per errore, ed essendo arrivata appena 3 minuti dietro di noi, avendo un rating molto migliore del nostro, in tempo compensato era ovviamente un sacco avanti. Incredulità sui volti dei miei compagni di equipaggio, perchè sapevamo di essere molto davanti ai nostri avversari! Infatti di li a poco la classifica è stata corretta.
A questo punto Asso di Fiori è, con la sua prima vittoria al trofeo incarbona, in testa alla classifica, a parimerito con Malandrina (un primo e due terzi, contro un primo, un secondo ed un quarto posto di AdF), e con un solo punto di vantaggio su Kalima, che oggi non è andata oltre il quinto posto.
Se domani si dovesse regatare ogni imbarcazione scarterebbe il risultato peggiore, quindi finora un 4° per Asso di Fiori, un 5° per Kalima ed un 3° per Malandrina. Insomma, domani si decide davvero tutto.

Asso di Fiori

Grand Soleil 56Oggi ancora vela. Il terzo weekend di fila in barca. E il terzo in regate, anche se tutte diverse tra loro. Dopo il raduno della scuola fatto con Principessa Leila, e la regata sociale del club “La Caletta” fatto su Perversion, domani è la volta di Asso di Fiori, un magnifico Grand Soleil 56.

Sì, ben 17 metri di barca (più piccola solo dell’Ikarus, sul quale ho veleggiato in primavera), a quanto pare molto performante. L’occasione è il trofeo Incarbona, che si svolgerà nelle acque antistanti il porto di Ostia.

Non vedo l’ora di essere a bordo.

Free Burma

La copertura di giornali e televisioni non ha già più l’intensità dei giorni scorsi. Ma molti, sono sicuro, non si possono togliere dalla mente le atrocità che ci hanno fatto vedere. E forse ancora di più quelle che non abbiamo visto. Ecco, l’unico post di oggi è dedicato alla Birmania, per quello che può valere il nostro piccolo contributo.

Free Burma!

Potete farlo anche voi, seguendo queste semplici istruzioni:

1) Pubblicate un post, una pagina o un contenuto (sul vostro blog, social network, forum, pagina web statica personale) con la scritta: “Free Burma

2) Se potete, usate il Tag: “Free Burma

3) Inserite uno dei banner presenti sul sito web: “Free-Burma.org

4) Inserite un link a: “free-burma.org

In questo modo i lettori potranno trovare le informazioni su questa campagna riguardante la Birmania e aggiungersi alla lista di partecipanti.

I Webmaster possono utilizzare questo gruppo speciale

5) Sentititevi liberi di scrivere qualsiasi testo addizionale.

In questo aggregatore trovate le informazioni in tempo reale sulla situazione in Birmania.

[tags]Free Burma[/tags]

Broad Band Business Forum 2007

Premessa: vorrei dare il benvenuto a Luca, che con questo post lucidissimo sui temi discussi al recente BBF2007 inaugura la sua partecipazione a questo blog come autore.
Eugenio

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I due giorni del forum romano sulla [tag]banda larga[/tag] e gli scenari futuri e futuribili della comunicazione sono stati per molti l’indicazione – forse già scontata – di un Italia che anche in questo procede a due velocità, se non a tre o a quattro.

Da un lato il dibattito di chi le regole le ha sempre fatte perché investito di un potere politico o economico, dall’altro chi coraggiosamente prova a cambiarle, vuoi sperimentando nuovi modi di utilizzo della tecnologia, vuoi promuovendo dibattiti e progetti innovativi per la diffusione e la fruizione dei nuovi media (Digital Media in Italia).

Ma i due mondi non sono più, come spesso in passato, scarsamente permeabili l’uno all’altro. Molti segnali vanno ormai verso una reciproca comprensione, a cominciare dal dibattito sulle infrastrutture di rete, uno scambio che per quanto tardivo resta comunque fondamentale: si tratta delle due questioni che più stanno a cuore ad operatori e fruitori della rete, la regolamentazione degli accessi WiMax e lo scorporo della rete Telecom Italia.

Sulla prima i giochi sembrano ormai fatti, anche se molti operatori hanno espresso i loro dubbi sulla possibilità che ci sia un orientamento verso lo standard 802.16d, piuttosto che verso il più recente 802.16e.
Il dubbio nasce dalla disponibilità di apparati che supportano il nuovo standard e quindi dagli investimenti già fatti da produttori e operatori di rete in questa direzione.

Sul secondo punto l’unica cosa certa è che fintanto che l’assetto proprietario di Telecom Italia e soprattutto il suo piano industriale non saranno ben definiti, né gli altri operatori né l’Agcom né il governo sembrano intenzionati a muoversi.

E’ comprensibile anche in virtù del fatto che il dibattito su quale sia il modello giusto per lo scorporo registra pareri discordi non solo nel nostro paese ma anche nel resto d’europa.

Personalmente, qualunque sia la forma societaria, sposo in pieno l’idea della One-Network, con investimenti condivisi dagli operatori ed accesso paritetico a fornitori di servizi e contenuti.
Una rete che non sia l’insieme di tanti recinti (walled gardens) scarsamente comunicanti, ma una superfice flat su cui far viaggiare i contenuti – anche tutelandoli sotto il profilo del diritto d’autore – ma senza barriere di tipo tecnologico o normativo.

D’altra parte una ‘buona’ copertura in fibra del territorio, come sottolineato da Schneider (ad Alcatel-Lucent) richiede un investimento di circa 13/14 Mld ed è impensabile che una singola impresa pianifichi un investimento del genere senza precise garanzie sulla bontà del business case.
Un punto rilevante sta proprio nella fattibilità degli investimenti: non esiste un business case unico per la banda larga nel nostro paese, ma piuttosto una differenziazione per zone, alcune ‘valide’ altre meno.

Scheneider parla di zone “business driven”, in cui gli investimenti si ripagherebbero con certezza, ma anche di zone “Risk driven e Policy driven”, in cui il rischio va affrontato “scavando una volta sola e mettendo in comune le spese”.

E’ un tema su cui va dato atto al Garante di aver avviato un tavolo di confronto aperto, come testimoniato dall’audizione tenutasi a Napoli pochi giorni fa, cui hanno partecipato tutti gli operatori di rete alternativi, per la prima volta in forma congiunta e con una proposta comune, un gruppo di imprese che esprime complessivamente circa 16 Mld di fatturato.

Emerge chiaramente il ruolo complementare e non sostitutivo del WiMax come modalità di accesso al backbone, laddove la fibra non sia applicabile per motivi geografici e/o economici.
Un ruolo che è quindi fondamentale (insieme a tecnologie di accesso non soggette a licenze e più granulari, quali il WiFi) per colmare una condizione di Digital Divide che vede nel nostro paese ancora 6 mln di persone ai margini delle autostrade digitali, se non completamente al di fuori.

E poi il tema dei contenuti, forse in fin dei conti il più interessante perché più vicino all’utilizzo della rete piuttosto che alla sua costruzione “fisica”.

Su questo la differenza di velocità tra il nostro paese e gli altri si avverte in modo stridente.

In un mondo dove i contenuti autoprodotti e la comunicazione Peer To Peer (cioè non mediata da una rete proprietaria) sono una realtà consolidata, dove il principio di Tv generalista e lineare viene fatto a pezzi dalle nuove generazioni di utenti, dove il marketing ha serie difficoltà ad individuare i gusti comuni dei ‘giovani’ perché si sono polverizzati e cambiano continuamente inseguendo il tam tam delle chat, assistiamo ancora ad una battaglia tra imprese medioevali per mantenere le sacche di profitto guadagnate con la fonia prima e gli sms poi.

Impedendo l’interoperabilità tra le piattaforme, cioè il diritto degli utenti a fruire di qualunque contenuto e quello degli autori ad offrirlo su tutte le reti e con tutte le modalità di accesso, i grandi operatori di telecomunicazione del nostro paese limitano un mercato nascente con potenziali di crescita altissimi.

Si tratta di pura cecità manageriale, poiché questi signori sono convinti di portare avanti business case in realtà morti e sepolti da tempo.

Illuminante in questo caso l’esempio di Skype, che dichiara ad oggi 220 milioni di clienti attivi (cioè non semplicemente registrati) ed il 4,4% delle telefonate business mondiali ‘skypizzate’ in nome di evidenti riduzioni di costo.
E tutto ciò passando favolosamente ‘al di sopra’ degli operatori Telco tradizionali (e forse in parte anche alle normative nazionali sulla legal interception), che di quel business intercettano poco o niente, se non magari i soldi delle tariffe flat di accesso alle reti.

In generale non vi è più la necessità di pagare per la chiamata, poiché il servizio di comunicazione è ormai qualcosa di più ampio, che vede nella voce solo una delle possibili opzioni, uno dei tanti servizi veicolabili dalla rete.

Da qui il dubbio: cosa mi offre in più l’operatore che non posso avere da una semplice connessione a banda larga ?
Ed infatti molte delle comunicazioni personali ma anche di lavoro si sono spostate su Messenger e Google Talk per la messagistica, su Fring per il mobile …ed ovviamente su Skype.

D’altra parte sono stati proprio loro, i decisori del marketing e dei bilanci delle comunicazioni, a tariffare anni fa i dati rispetto alla voce, quando ancora i primi sembravano una briciola da smanettoni ed i secondi l’unica forma di comunicazione possibile.

E’ così che gli operatori tradizionali si sono preparati il nodo della corda che li sta impiccando, prezzando i dati un ordine di grandezza sotto la fonia, senza immaginare che non sarebbe passato molto tempo prima di assistere al sorpasso dei primi sulla seconda
(cfr. Stefano Quintarelli, fondatore di Inet e fonte inesauribile e lucidissima di informazioni).

Ed ora provano a mantenere i profitti sostenendo che alla fine dei conti trasporto dei dati e fornitura dei contenuti siano la stessa cosa, la logica della “tribù” e dell’integrazione verticale tra rete e servizi.
La logica della non interoperabilità..

Fa scuola in questo senso la scelta del più grande operatore europeo, British Telecom, di cambiare pelle già alcuni anni fa, cedendo la divisione mobile e trasformandosi in un fornitore di servizi ICT, con offerte ‘verticali’ orientate alle imprese ed alle Pubbliche Amministrazioni, che vanno dalla Telemedicina al Team working alla Infomobility.

Un discorso che da noi per ora rimane nelle considerazioni di pochi illuminati, ed in qualche presentazione colorata, sempre in nome dei margini da medioevo, quelli sicuri ma sempre più risicati.

Le buone notizie da noi cominceranno quando al Broad Band Business Forum non si sentirà più parlare di rete, ma solo di contenuti.

Luca

[tags]network neutrality, wifi, wimax, bbf2007[/tags]

Perversion. La barca si chiama Perversion.

L’armatore mi fa: “Che te ne pare del nome?”. E che ti devo dire….mi piace!
Il dialogo era a Luglio, ultima settimana forse. Ora invece è Settembre(*), e io sono in traghetto, insieme a Maurizio (l’armatore), Angela (sua moglie), Massimo e Simona. La nave viaggia veloce verso Olbia, da dove ci sposteremo al circolo “La Caletta” per la regata sociale in programma per domani e dopodomani.
Partenza della prima prova prevista per le ore 14.00.
Intanto ci becchiamo questo gran mare in faccia (un paio di metri d’onda), ma la Moby Wonder non fa una piega. Letteralmente.
Comunque lo spettacolo delle onde che salgono in coperata e si schiantano sulla vetrata di prua è uno spettacolo.

(*)
Era venerdì, e stavamo partendo. Purtroppo la copertura a Civitavecchia e nella splendida cala in cui eravamo ormaggiati non è stata tale da consentirmi il post.

Alla fine siamo arrivati dodicesimi, in tempo compensato. Per essere un equipaggio nuovo, mai collaudato, e considerato anche che abbiamo fatto un paio di grossi errori, devo dire che siamo più che soddisfatti. Credo che Maurizio voglia fare con questa barca il campionato invernale a Civitavecchia. Io intanto aspetto il prossimo ingaggio.

21 Settembre: Santa HSDPA (Mobile Broadband Day)

Lo scorso venerdì, dopo un po’ di peripezie ed incomprensioni con qualche addetto, ho finalmente sottoscritto un contratto per avere una SIM solo dati della 3. Inoltre ho “comprato” (le virgolette stanno a dire che è in comodato d’uso) il modem USB, quello nuovo “design by MOMO“. Bellissimo.
Il servizio è eccellente. La copertura HSDPA è disponibile davvero in un sacco di zone, compreso il golfo di La Spezia, e comunque dove non c’è l’HSDPA c’è l’UMTS, che sono comunque 384kbps, invece dei 3.6Mbps (che diventeranno presto 7.2!).
Occhio solo ad evitare di andare in GPRS, perchè quel traffico (in roaming su altri operatori, ovviamente, visto che 3 non ha rete GPRS) si paga a parte e non è compreso nei 19 Euro mensili dell’abbonamento.
Mi sono deciso a sttivare questa modalità di connessione a banda larga dopo gli entusiastici commenti di Elena, Suzukimaruti, Gioxx e probabilmente anche qualcun altro.

D’altro canto avevo anche potuto assistere personalmente alle performance del sistema (nella sua versione evoluta, quella che consente la stessa ampiezza di banda anche in upload).

[tags]HSDPA, ADSM, H3G, mobile broadband[/tags]

Casey, facciamo a cambio di moto?!?

Non mi può pace che giusto nei giorni in cui tutto il mondo riscopre le rosse di Borgo Panigale, il mio gioiello (che non è rossa ma è comunque una bella ST2 del 1997) mi abbandona con un problema di carburazione che devo ancora riuscire a diagnosticare. Vorrei, giuro vorrei, portarla dal meccanico (che peraltro è indisponibile fino a martedì prossimo perchè LUI va a fare le corse!), solo che devo riuscire anche a trovare il tempo.
Oppure la smonto.

OpenID e Orange

Conoscete [tag]OpenID[/tag]? No? Beh, dovreste.
Per farla breve OpenID è un sistema di gestione federata dell’identità particolarmente interessante in ottica di condivisione di risorse web. In sostanza serve ad abilitare una sorta di Web SSO fra diversi siti web, basandosi sulla disponibilità del vostro Identity Server, ovvero un’entità (verso cui va riconosciuta una relazione di trust, di fiducia) responsabile della vostra autenticazione.
Considerato che il più grosso progetto di FIDM che seguo va avanti da oltre 1 anno, non credevo di riuscire a sintetizzare il tutto in maniera comprensibile in meno di 100 parole! 😉
E’ notizia recente che l’operatore telefonico Orange abbia deciso di agire da Identity Server per tutti i suoi 40 Milioni di utenti. Si tratta di una grossa novità, e Orange è così il primo operatore di telecomunicazioni ad abbracciare OpenID, e in generale si piazza al secondo posto in termini di utenti, superato solo da AOL che qualche tempo fa ha annunciato di riservare lo stesso trattamento ai suoi 63 Milioni di utenti.
A me la notizia su AOL era completamente sfuggita, e ora so perchè: mentre Orange pubblicizza la cosa in pompa magna e pubblica sul proprio sito l’elenco dei servizi (ma in questo momento non funziona con Firefox) a cui i propri clienti possono ora accedere senza bisogno di generare un account, AOL ha fatto passare la notizia quasi come un insignificante upgrade.

Telco & Media: convergence in the web 2.0 era

L’ennesimo appuntamento da mancare. Cioè, sarebbe da non mancare, ma io lo mancherò sicuramente, causa precedenti impegni di lavoro.

Il prossimo Venerdì (28 Settembre) è in programma a Milano un interessante convegno, dal titolo “Telco & Media: convergence in the web 2.0 era“. Prima della tavola rotonda è previsto un intervento che discute il cambiamento indotto (sui modelli di business e soprattutto di marketing) dallo user generated content.

A tal proposito ho trovato molto interessanti (ma sarebbe il caso di dire stimolanti, visto che sono più un invito che una lezione) le slide preparate da Luca in occasione del BarCampGhirada, e che affrontano proprio il tema “Blog e Marketing”.

[via Luca ed Elena]

[tags]marketing, blog, web2.0[/tags]