Blogosfera Svegliati! (o addio Net Neutrality…)

Concordo con Stefano Quintarelli. E’ semplicemente assurdo (e forse è anche pubblicità ingannevole) che un operatore dica di vendere “una connessione ad internet” o “traffico dati” se quello che poi siamo autorizzati a far transitare su quella connessione è deciso dall’operatore e dai suoi accordi commerciali.
Non ho dubbi che i modelli di business siano complessi e le opportunità di revenue tutte da sfruttare, ma senza una regolamentazione che difenda gli utenti (per lo meno dai messaggi promozionali fuorvianti) si rischia una situazione in cui il potere dell’operatore di discriminare a cosa si ha accesso e a cosa no diventa un problema serissimo.

Ho visto che anche Federico ha raccolto l’appello. Perchè non lo fate pure voi?

[tags]net neutrality[/tags]

We are smarter than me!

In un commento ad un post precedente l’amico Andrea chiedeva:
…mi dici come si fa a fare soldi con i servizi 2.0????
Ecco, io non posso rispondere direttamente, non coi numeri almeno. Però ci sono diversi esempi di come far leva sugli aspetti sociali (e ralativi strumenti) per cambiare le regole del gioco.
Su Safari Book Online c’è una interessante intervista a Barry Libert, autore di un libro dal titolo “We are smater than me: How to Unleash the Power of Crowds in Your Business“. “Noi siamo meglio di me!” mi sembra un bellissimo claim.
Nella realizzazione del libro è stato usato un wiki tramite il quale centinaia di “interessati all’argomento” hanno dato il loro contributo alla forma finale del lavoro. Una collaborazione per un libro sulla collaborazione. Cavolo, più autoreferenziale di così….

Windows Update: manca la fiducia!

C’è un’interessante analisi condotta da ZDNet sui problemi che il meccanismo di update automatico di Microsoft sembra incontrare, almeno in termini di apprezzamento da parte degli utenti.
Il problema principale sembra essere sostanzialmente la mancanza di fiducia, dovuta al fatto che le politiche con cui la casa di Redmond rilascia gli aggiornamenti non danno troppa sicurezza. Affinchè un utente possa accettare che il proprio sistema è collegato ad un canale attraverso il quale vengono veicolate le patch, richiede completa fiducia sul fatto che il fornitore non rischi di mettere a repentaglio la stabilità del sistema aggiornato. E comunque non scherzare con gli aggiornamenti. Se infatti da un lato ogni singolo aggiornamento può mettere in difficoltà il sistema, non è assolutamente accettabile che il fornitore nasconda la natura di certi aggiornamenti, come è successo in passato.
Per quanto mi riguarda le uniche macchine su cui faccio impostare gli aggiornamenti automatici sono quelle di frontiera, e mai gli application server. E questo vale sia per gli update di Windows che per le subscription di RedHat. E voi, come vi comportate?

[tags]widowsupdate, security[/tags]

Quanto è facile aprire un’azienda (e fare affari) negli altri paesi?

Ranking Facilità BusinessSu The Big Picture c’è un articolo piuttosto interessante (che a sua volta riprende questo) in cui si parla di un confronto fra vari paesi del mondo in termini di “facilità di fare affari”, valutando parametri come la complessità nell’aprire un’attività, la concreta possibilità di far rispettare le regole, la difficoltà di gestire permessi e licenze etc.

Indovinate una cosa? L’Italia nelle prime 50 non compare….l’avreste mai detto?!?

Bea rifiuta l’offerta di Oracle

Non è che proprio faccia a gara con Alberto, però volevo aggiornare lui e gli altri (suoi e miei lettori) che a quanto pare Bea System ha rifiutato il corteggiamento di Oracle (poco romantico offrire una vagonata di sonanti dollaroni! 6.7 Miliardi di dollari, per la precisione), con un atteggiamento che probabilmente farà discutere.
In pratica la posizione del board di BEA è che comprendono – così dicono – che si tratta di una mossa fatta per far capire al resto del mondo che c’è un interesse, e quindi tenere lontani gli altri possibili compratori – si è parlato di IBM e SAP, soprattutto. Se avessero offerto il 25% in più – si sbilancia Trip Chowdhry di Global Equity Research – probabilmente l’affare si sarebbe chiuso.
Se c’è qualcosa di meno romantico di un corteggiamento da 6.7 Miliardi di dollari, è la corteggiata che cerca di tirare su il prezzo!

Tornando al tono serio, e commentando il post di Alberto, mi viene da dire che il motivo dell’interesse di Oracle non è quello di catturare i tanti (ma non tantissimi) clienti BEA, ma quello di costruire una sinergia tecnologica sostituendo al proprio stack (in pratica tutto tranne il DB) l’ottima soluzione di Application Server di BEA. Inoltre, per tenere in ballo anche il tema caro del web 2.0, ricordo che BEA sta spingendo molto, anche su tema dell’enterprise web 2.0, con il suo Aqualogic, mentre mi pare che su questo tema Oracle sia un po’ indietro. Ma sono pronto ad essere smentito.

[via]

[tags]BEA, Oracle, acquisition[/tags]

Il numero esatto dei vostri subscribers

Adesso potete conoscere il numero esatto dei vostri subscribers.
Non il totale, a dire il vero, ma solamente di quelli che usano il feed reader di Google.
Eccovi il link all’annuncio su Google Operating System, mentre la mia fonte è stata questa.

Capiamoci, la mossa ha dei chiari risvolti economici, non è pura volontà di fare felici gli utenti. Prima di adesso era solo BlogLines a pubblicare il numero di sottoscrittori di un feed, e a loro (e alle loro API) si rivolgono diversi advertising network che vogliono conoscere “i numeri”.

[tags]API, Bloglines, google reader, feedburner[/tags]

Enterprise Web 2.0

D’accordo, abbiamo capito cos’è il web 2.0. Lo abbiamo anche spiegato come lo si farebbe con i bambini. E questo ci torna utile per parlarne al bar (o al BarCamp!), spiegare agli amici perchè perdiamo ore a scrivere articoli, commenti, post, reviews…
Ma se si tratta di genereare una business proposition e vendere ad un’azienda il vero valore apportato da tale tecnologia (ma più che tecnologia preferisco chiamarlo “paradigma di accesso alle informazioni”), dobbiamo decisamente pensare a qualcosa di diverso.
Questo post sul blog di Forrester individua, partendo da una esperienza di successo condotta in BBC, alcuni punti chiave per l’impostazione di una strategia di adozione del paradigma web 2.0 all’interno dell’azienda.
Fra i punti chiave, una delle frasi che da qualche giorno mi ripeto sempre: “Go where you’re not quite comfortable going. This is the source of innovation.
E’ così, bisogna spingersi ai limiti o fuori dalla propria confort zone per essere davvero davanti agli altri.

Fra la scrittura e la pubblicazione della notizia, un’altra novità: anche il CEFRIEL si sta muovendo nello stesso ambito, con un corspo post laurea dal titolo Web 2.0 e social networks in ambito aziendale. Non smetterò mai di essere fiero di essere stato allievo di quella scuola.

[tags]enterprise web2.0, web2.0[/tags]

Mi manca la TV

Stamattina mi manca la TV. Vivo senza da un anno. Quasi, da Gennaio per essere precisi. Sì, ho il PC col decoder DVB-T, ma non è la stessa cosa. Anche il solo fatto di alzarsi dal letto per andarlo ad accendere…

Sarà anche che è il primo weekend che non passo in barca, dopo tre di regate (e per oggi ho rifiutato un ingaggio per l’Argentario, che sul J24, dove faccio il prodiere, si piglia un sacco di acqua e freddo!).

Sarà che ogni tanto uno si rilassa, decide che non bisogna per forza riempirsi la giornata “a tappo”di impegni per sentirsi comunque vivi.

Sarà che ogni tanto ti succede qualcosa per cui il pensiero dei tuoi migliori amici sparsi per l’Italia (e fra un po’ forse anche più lontani) e non sempre raggiungibili, un po’ di depressione te la mette addosso. E TV e depressione io li associo.

Milano 27ma città d’affari d’Europa

Se Londra, Parigi e Francoforte occupano, inamovibili, i primi tre posti tra le 33 migliori città d’affari europee dal lontano 1990, Milano continua a galleggiare intorno alla decima posizione mentre Roma, unica altra città italiana finora considerata, è solo ventisettesima.
[via Alberto]

E il benessere dove lo mettiamo? Ok, è la visione di uno che a milano ci è nato e ci vive (Alberto) contro quella di uno (Eugenio) che ci si è trasferito a 18 anni , ci ha lavorato per 12 (di cui praticamente 10 con Alberto!) e se ne è andato un po’ stufato, per trasferirsi nella capitale. Dove, ve lo dico senza mezzi termini, si fa più fatica a trovare un lavoro, i mezzi pubblici sono inaffidabili, tante cose sono meno ordinate di quanto dovrebbero/potrebbero, ma complessivamente si sta tanto bene.
Tutto questo discorso per introdurre, a fianco della classifica gentilmente offerta dal collega milanese, quella delle cità “dove si sta meglio” in Europa. Roma non è citata, Milano è 49ma. Primo posto per Zurigo.

Top rankings for cities in Europe
The top five cities in Europe were:

  • Zurich (1st)
  • Geneva (2nd)
  • Vienna (tied 3th)
  • Dusseldorf (tied for 5th)
  • Frankfort (7th)

The lowest ranking European city in the top 50 was Milan (tied for 49th).

Link

Approfitto del post per dare il benvenuto ad Alberto, che sarà fonte di interessantissimi post tecnici, e che ci ha già deliziato con un paio di articoli su RfID e Near Field Communication.

Trofeo Incarbona, oggi la premiazione.

L’ultimo giorno di regata non è andato benissimo, almeno non per Asso di Fiori.
In manovra abbiamo sbagliato praticamente tutto quello che si poteva sbagliare. Colpa di un equipaggio non ancora consolidato, con troppi cambi, e di qualche modifica alle manovre fatta stamattina, alla quale non siamo ancora abituati

Siamo comunque arrivati primi in tempo reale, e abbiamo tenuto dietro Kalima, concorrente diretto, di un numero di minuti sufficiente per stargli davanti in compensato, ma credo che almeno un paio di barche con un rating molto buono saranno davanti a noi. Alla fine, se non ho fatto male i conti con la prova di scarto, dovremmo chiudere il trofeo in seconda posizione (Parziali: 4-2-1-4).

Stasera premiazione e cena al Circolo Velico di Fiumicino.