New York Times API: il momento di un giornalismo davvero collaborativo?

Leggo sul tempestivo ed informato magazine online ReadWriteWeb che il NYT ha annunciato di voler aprire il suo sistema di pubblicazione sul web tramite delle API che lo rendano programmabile, il tutto mentre le news stampate continuano il loro declino, almeno in termini numerici.

Una delle possibilità illustrate nell’articolo è la disponibilità per gli sviluppatori di avere delle API keys che consentano di accedere in maniera diretta ai contenuti e permettano di farne mash-up più o meno creativi (anche se a me viene da pensare che una cosa del genere si possa fare semplicemente separando i vari feed).

Comunque sul programmabile ci sarebbe molto da chiarire e da discutere. Ovviamente nelle sconfinate praterie (:P) del mio immaginario si aprono scenari di collaborazione sia per l’apertura verso veri e propri contributi di informazione, sia per meccanismi di voting (contributors e mediatori, non a caso due dei tre attori di un moderno processo di comunicazione).

Ci sono degli aspetti “al contorno” che rendono questa notizia in prospettiva molto interessante, ed in primo luogo il fatto che il NYT è stato da sempre il giornale che ha cercato di cavalcare (più che subire) l’onda dei new media. Non dimentichiamo che ha anche fatto un importante investimento sulla più famosa piattaforma di blogging al mondo.

Vi consiglio di leggere l’annuncio e l’articolo su RWW.

PS: qualche giorno fa raccontavo di un progetto di multicanalità offline-online fatto dalla Gazzetta dello Sport.

[tags]NYT API, NYT, programmable web, web2.0[/tags]

Acquario, Oroscopo fino al 29 Maggio

Acquario (20 gennaio – 18 febbraio)

Secondo alcuni studi, una persona su due rinuncerebbe al sesso per qualche mese se la ricompensa fosse un televisore al plasma da 60 pollici. Se nei prossimi giorni qualcuno ti farà una proposta del genere, Acquario, ti consiglio di rifiutarla. Nelle prossime settimane fare regolarmente delle esperienze erotiche sarà essenziale per la tua salute fisica e spirituale. Se non hai un compagno o una compagna, divertiti con la tua musa invisibile, con l’angelo dei tuoi sogni o con la tua personale visione della divinità.

Se lo dice lui

Anche perchè per il televisore dovrei mettermi in fila.

Giovanni Soldini incontenibile alla Artemis Transat

Giovanni has sailed a superb race and shown the rest of us how it’s done. He is the only one through the gate so far.

Giovanni sta regatando in maniera superba, e sta mostrando a tutti noi come si fa.

Scrive così Miranda Merron, skipper di 40 Degrees, una delle barche impegnate nella Artemis Transat in solitario, erede della storica traversata “Ostar”.

Giovanni Soldini ha dato prova di una grandissima lettura del campo, e in questo momento viaggia con oltre 100 Miglia di vantaggio sul secondo. Ne mancano alcora circa 800 per Boston, sua destinazione finale.

Giovanni Soldini Artemis Transat

23/5/1992 – Giovanni Falcone: per non dimenticare

I miei ricordi sono un po’ meno netti e nitidi di quelli dell’attentato che di li a qualche mese avrebbe ucciso Paolo Borsellino.

Non di meno, mi ricordo con chiarezza il telegionale, la ripresa dell’autostrada (o meglio della voragine in essa) dall’alto, la faccia di mia madre, seduta davanti alla TV con un gomito appoggiato sulle ginocchia, la mano davanti alla bocca e gli occhi lucidi.

Ed il pensiero al fatto che 48 ore prima, di ritorno dalla gita di terza superiore, ero passato esattamente su quella stessa strada, già condita di esplosivo.

Io non posso dimenticare quest’uomo. Non fatelo neanche voi.

Torno a trovare Google (e vi porto un souvenir)

Questa volta a San Francisco, però, e non al GooglePlex, anche se sto facendo di tutto per scroccare un altro lauto pranzo al famoso Charlie’s Place (consiglio la cucina indiana, ma mi dicono che sono tutte buone).

Vado in occasione di quella che una volta si chiamava Google Developer Conference (sì, anche se non sono un developer!), e che adesso è stata ribattezzata Google I/O.

Two days of in-depth, technical sessions on how to build the next generation of web applications with Google and open technologies

AJAX & JavaScript, Maps & Geo, Social applications, APIs & Tools, Mobile

Vi basta come descrizione? Beh, se non vi basta, potete sempre sfruttare la meravigliosa ipertestualità di questo mezzo, e trovare l’elenco delle sessioni. Lunghissimo!

Ho deciso di concentrarmi su Social, Geo ed AJAX, per i motivi che di seguito vi espongo. Ma uno dei motivi per cui scrivo questo post è anche di raccogliere qualche vostro suggerimento, o magari anche un interesse personale, per seguire una o due sessioni che altrimenti “perderei”.

Quindi coraggio, non fate i lurker, e manifestatevi.

Social: e OpenSocial in particolare, ovviamente. Data l’importanza (mediatica ma non solo) del tema in questo momento, direi che chiunque vorrebbe saperne un po’ di più e vedere dal vivo le potenzialita (ed i limiti?) dell’applicazione di “wrapper sociali” ad applicazioni esistenti. Almeno questo è quello che mi aspetto.

Geo: tutto quanto è legato a Google Maps e Google Earth, anche se a me interessa soprattutto il primo. Un po’ perchè in molti progetti comincia a farsi strada la possibilità di utilizzare questo servizio invece che mettersi in casa una pesante infrastruttura cartografica (vedi post di oggi di Gigi sull’utilizzo nella PA di Software as a Service), e un po’ per una passione personale sul tema cartografia.

Ajax: qui tocchiamo un tema scottantissimo, che è quello dell’usabilità per i siti web della Pubblica Amministrazione, requisito non funzionale irrinunciabile, ma limitante sul piano delle possibilità. Il mio obiettivo sarebbe capire dove sta l’ottimo, fra un sito che debba rinunciare al javascript per essere accessibile ad un operatore diversamente abile, ed uno che possa offrire una buona user experience.

Disclaimer: questo post non è in nessun modo “sponsorizzato” ma per correttezza e trasparenza devo dirvi che l’invito alla conference me lo paga ReadWriteWeb, ed è per questo che a Richard MacManus, fondatore e chief editor, vanno i miei ringrazimenti. Nei ringraziamenti ci sta anche che io vi suggerisca di sottoscrivere il feed di RWW, è di per se un ottimo aggregatore di news sul tema Web 2.0. Giudicate voi.

PS: i Googlisti mi hanno già prenotato per una successiva interrogazione (mi tocca studiare!), mentre a Roberto ho dovuto promettere un chilo di gadget (mi ha colto in un momento in cui ero…distratto!). Voi che souvenir volete? Sappiate che non si accettano richieste per iPhone! 😛

[tags]google, google i/o, opensocial, ajax, conference[/tags]

Giornalismo Low Cost (and Low Quality)

Stimo Luca Conti e Claudio Vaccaro, ma sinceramente rimango basito di fronte ai due post gemelli che i due hanno appena scritto a proposito delle loro esperienze negative con l’operatore low cost (ma loro con un geniale payoff si definiscono low fares) RyanAir.

Rimango basito perchè i due scrivono con toni da esperti (forse un po’ da sindacalisti) e al tempo stesso dimostrano di non capire assolutamente nulla dei meccanismi che portano alla definizione delle strutture di costo di un’azienda che opera col pubblico.

E rimango basito perchè citano, per rafforzare la loro posizione, uno dei peggiori articoli che io abbia mai letto sull’argomento.

Esclusivamente su un punto posso essere (parzialmente) d’accordo con Clyde e Pandemia: il sito dovrebbe essere assolutamente chiaro nel consentire all’utente di identificare i costi associati alle varie opzioni.

In realtà le volte che ho usato questo vettore (non decine, ma qualcuna sì) non ci sono mai cascato, in gabole come quelle citate dai due post. Però ammetto che un utente meno smaliziato o semplicemente meno attento rischia di pagare più del dovuto.

Low cost vuol dire semplicemente una cosa: identificare dei servizi che per l’utente non sono necessari, estrarli dal prezzo fisso del pacchetto, e renderli “a pagamento” per quelli che non vogliono rinunciarvi.

Questa più o meno la sintesi di una interessantissima discussione avuta su uno dei miei frequenti Milano-Roma (rigorosamente Alitalia, ahimè) con il Professor Umberto Bertelè, che mi illustrava per l’appunto il caso di una compagnia low cost di noleggi auto, che scoprì, facendo un sondaggio fra i propri clienti, che non tutti desideravano avere necessariamente la macchina pulita e lavata dentro e fuori, se ciò poteva far loro risparmiare una decina di euro sul noleggio.

Vai a fare l’IT Manager in Cina

E così, con il mercato dell’outsourcing di servizi tecnologici che cresce all’incredibile tasso del 38%, dagli 1.7 miliardi di dollari dello scorso anno, si moltiplicano le opportunità per chi voglia prendersi la briga di imparare la lingua, e trasferirsi là ad aiutare qualche azienda cinese del settore nelle relazioni con l’occidente.

Certo che dovete essere un po’ portati per le lingue, se decidete di studiare il cinese sul volo di linea che vi porta là per la prima vota, a cercar fortuna.

[via]

Voi non avete visto niente…

…salvo forse qualche 404 e le immagini mancanti nell’header.

Perchè in realtà i nomi dei file erano maiuscoli. Ma avendo migrato nella notte il dominio da Windows a Linux, il file system non è più insensibile (insensitive) alle maiuscole/minuscole…

Tutto risolto comunque. Cosa cambia in sostanza? Per me e per voi molto poco, se non il fatto che adesso posso utilizzare delle url più amichevoli. Chi mi avesse comunque linkato in passato non si preoccupi, perchè l’ottimo WordPress continua a digerire anche le vecchie url.

Ma più che a WordPress i miei complimenti li dovrei fare all’hosting provider, Aruba (al quale mi affido ormai dal lontano 1999), che mi ha consentito di fare la migrazione senza un solo secondo di downtime.

Sabato pomeriggio, infatti, non appena conclusa la transazione sul sito di Aruba, mi è stata resa disponibile la macchina nuova. Istantaneamente! Accessibile ovviamente solo tramite indirizzo IP. E su quella ho potuto manualmente trasferire l’intera installazione, via FTP.

Nella ore successive credo sia avvenuta la propagazione del nuovo DNS, con entrambi i siti ancora operativi. E quindi teoricamente nessuno ha avuto errori…

Io non so se anche gli altri provider di cui sento spesso parlare rendano sempre le cose così semplici. Forse sono stato anche un pelo fortunato. Ma meglio così.

[tags]aruba, migrazione, linux, hosting[/tags]

La vera multicanalità

Tre o quattro anni fa era una sperimentazione citata in una tesi di laurea di Disegno Industriale, fatta dalla NTT Docomo, sempre all’avanguardia nel settore della telefonia.

Oggi però esiste davvero un meccanismo per passare da un canale all’altro in maniera trasparente.

Lo usa ad esempio la Gazzetta dello Sport, con una realizzazione fatta in collaborazione con il Cefriel. Il sistema si chiama Gazza & Play (ok, sull scelta del nome hanno un po’ risparmiato…) e funziona più o meno così: a fianco ai vari articoli del giornale, o almeno ad alcuni di essi, ci sono dei barcode bidimensionali, che possono essere fotografati con la fotocamera del cellulare, e tramite un software scaricabile gratuitamente essere associati ad un codice che vi porta ad un approfondimento, su un sito mobile sempre della Gazzetta.