Estate in vela. E ancora Croazia.

Croazia2007Fino a pochi giorni fa, pensando alle vacanze per la prossima estate – da piazzare inevitabilmente ad Agosto causa impegni lavorativi – avevo sostanzialmente abbandonato l’idea di andare ancora, per la terza volta di fila, in barca a vela.

Ma poi è arrivata lei, la newsletter della scuola di vela. Non una grossa novità: arriva più o meno regolarmente a tutti gli istruttori e a tutti i “tesserati” della scuola. Solo che questo numero – che pubblicizza appunto le flottiglie per la prossima estate – contiene in allegato proprio una nostra foto! Per nostra intendo quella della flottiglia al gran completo, durante il secondo turno dello scorso Agosto.

Mi è presa una tale…febbre di ricordi e di emozioni…

Insomma, i 20 giorni dello scorso anno sono pressochè improponibili, ma cercherò di farne almeno 10, probabilmente.

Se vi interessa saperne di più, la presentazione delle crociere estive sarà a Milano domani, Lunedì 9 Giugno, presso la sede della scuola di vela in Via Valtellina 16, alle 21 circa. A Roma sarà invece il 23 Giugno, ma non so ancora dirvi dove.

A differenza degli scorsi anni questa volta il numeroso equipaggio croato si dividerà in due mini flottiglie: 3 o 4 barche partiranno da Split (Spalato) per andare verso Nord e fare il giro delle Kornati (o Incoronate), mentre l’altro gruppo scenderà verso Sud, fino a Dubrovnik. Dopo 10 giorni si inverte la rotta e si ritorna alla base. Ovviamente è possibile imbarcarsi “one-way”, per 10 giorni soltanto.

Che dire…Buon Vento a tutti!

Location Awareness: io so dove sei!

Del valore potenziale dei servizi basati sulla posizione dell’utente (Location Based Services o LBS) si è già discusso. Non su questo sito, mi pare di ricordare. Ho sfiorato il tema, a me particolarmente caro, anche in questo articolo preparato a quattro mani per la Conferenza AMFM dello scorso anno.

Oltre alle startup interamente basate su questo concetto, come Brightkite e Loopt, anche i grossi player si preparano da tempo, ed in alcuni casi si stanno già scoprendo.

E’ il caso di Yahoo! con il suo servizio FireEagle, o di Google, che nella nuova versione di Gears rende (pardon, renderà) disponibili delle API per determinare la posizione geografica del client.

Ma veniamo al punto caldo: secondo questo articolo (e quello a sua volta puntato, direttamente dalla CNN), i ricercatori della Northeastern University hanno seguito i movimenti di oltre 100.000 persone senza nemmeno informarle di ciò che stavano facendo.

Seth Borenstein of the Associated Press reports tonight about definite example of cell phone location privacy intentionally violated without the knowledge of the phone owners. Researchers at Northeastern University won’t say where the 100,000 people they tracked live or what companies helped them do it – but they made sure to do it outside of the United States.

Il principale punto oscuro di una tecnologia del genere sta proprio nell’impossibilità, per l’utente, di liberarsi del tutto del controllo. Un telefono cellulare, ad esempio, deve necessariamente passare di cella in cella e ogni volta registrarsi, per poter essere collegato. Solo la coscienza e l’etica (o il rispetto delle leggi) da parte degli operatori può garantire che questi dati non vengano usati in malo modo o, ad esempio, venduti a terzi.

[tags]Location, LBS, fireEagle[/tags]

Acquario, Oroscopo: prossimamente partorisco (con dolore)

Forse a un certo punto della tua vita hai concepito un bambino. O forse non lo hai mai fatto né lo farai mai. Comunque, anche se sei un maschio, ti invito a visualizzare quest’esperienza. Immagina che una forza della natura sia germinata e abbia portato in te un’altra vita. Cerca di provare quel fremito misterioso che sentono le donne quando il feto si muove per la prima volta. Quest’esercizio è un’ottima prova generale dell’accelerazione psichica che sperimenterai molto presto.

Bene, sono pronto. Sento il fremito. Conoscete qualche brava ostetrica?

Piano nazionale delle tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni

Molto ambizioso e sicuramente degno di nota, ecco il piano nazionale delle tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni, disponibile anche in formato pdf.
Fra gli ambiziosi ed interessanti obiettivi presentati dal [tag]Ministro delle Comunicazioni[/tag], anche:

  • Incentivare il processo di aquisizione delle tecnologie ICT da parte delle persone, delle imprese e della pubblica amministrazione, in modo tale che diventino parte integrante della routine di ciascuno.
  • Dimostrare ai cittadini i vantaggi nell’uso dell’ICT per imparare, per lo svago, per la salute, per interagire con la pubblica amministrazione, per partecpare ai processi democratici e per relazionarsi con gli altri.
  • Rendere coscienti le organizzazioni del potenziale dell’ICT per migliorare la produttività ed il rischio di non farlo.
  • Informare e formare i cittadini e le imprese sugli elementi e procedure per l’uso delle tecnologie di sicurezza informatica con le relative norme basiliari, dall’ambito domestico alle imprese.
  • Realizzare un sistema unitario di gestione dell’apparato giudiziario che integri tutte le funzionalità relative in ogni corte e tribunale.

Come? In Italia non c’è Ministero delle Comunicazioni? Ma chi ha parlato di Italia?

[via]

Three Babes and a Bus

Sto per lasciare San Francisco. Sono già in aeroporto. Classicissima cena al Fisherman’s Wharf (il porto dei pescatori), con zuppona di granchio e gamberi servita dentro una crosta di dignitoso pane. Comunque era così bollente che se fosse stata una zuppa di fagioli le mie papille gustative del tutto anestetizzate non avrebbero saputo cogliere la differenza.
Di ritorno dalla cena ho trovato una cità completamente diversa da quella che ho visto tutte le altre sere in cui mi è capitato di uscire: una marea di persone per strada, molti ragazzi. Un sacco di locali illuminati, ristoranti che sembravano chiusi che vengono rispolverati. Vivendo in una città – Roma – che quasi non sa che differenza ci sia nei divertimenti del weekend da quelli dei restanti giorni della settimana, fa un po’ impressione. Ma non tanto quanto ciò che sto per raccontarvi…
Dunque, passeggio per le strade del Financial District (quelle parallele a Market Street, lato nord) piene di locali, club, ristoranti (e alberghi, uffici, parcheggi, negozi…), quando vedo una fila enorme di sole ragazze salire educatamente su un autobus granturismo (quelli da 50 e più posti, per capirci) sotto la guida attenta di una signora sulla sessantina (portati male), tutta truccata e “tirata” (quasi quanto le ragazze), e con un aspetto decisamente da maitresse.
Lei scambia due battute con i soli 3/4 uomini che stanno salendo sul bus. Dall’età potrebbero essere i genitori delle ragazze. E invece…
Poi la signora scambia uno sguardo malizioso anche con me (!!!), e sale sull’autobus mentre io, approfittando del semaforo favorevole, attraverso la strada passando proprio davanti all’autobus, al cui parabrezza vedo attaccato un foglio A4: Three Babes and a Bus.
A parte che le Babes erano almeno trenta e non tre…ma che cacchio è, in ogni caso? Una specie di Grande Fratello? Un programma tipo amici?
Cerco di farmi un’idea con gli indizi che ho, e nel frattempo mi mangio le mani per non aver approfitto a chiedere lumi alla maitresse. Per indizi intendo:

  • l’età delle ragazze: bassissima. Direi molte ventenni o giù di lì.
  • il loro abbigliamento: come direbbe Mafe, “tirate da gara”!
  • l’età degli uomini: come detto, devisamente “over”.
  • il fatto che non siano propriamente delle bellezze (anzi…)

Mentre questi pensieri mi accompagnano, l’autobus risbuca da un’altra strada, mi supera, e di ferma a scaricare le ragazze davanti ad un club su Market Street. Mentre mi faccio un’idea più precisa della mandria, ehm, comitiva, mi avvicino alla maitresse, e le dico: “Ecco perchè non ci sono più ragazze carine in giro per la città, le hai tutte tu!!!”. Mi risponde con una risata, confermando, e finalmente mi spiega di che si tratta: è una cosa che fanno tutti i weekend. Si chiama appunto Three Babes and a Bus, ed ovviamente trovate tutto descritto sul loro sito. In sintesi, per 39 dollari vi “imbarcano” su questo ricco autobus, e vi portano in 4 club, nei quali non dovete pagare l’ingresso, ma solo i vostri drink. Tutto sommato non è un’offerta terribile, dal punto di vista economico. Ma è devastante dal punto di vista umano, secondo me! E tra l’altro mi chiedo: ma le ragazze ci guadagnano qualcosa, a parte la serata in giro senza pagare?
Se vi state già attrezzando per riprodurre l’idea in Italia, vi invito a considerare che, a mio modo di vedere, è un tipo di servizio utile in quelle realtà in cui si fa fatica a socializzare. E le nostre grandi città, Roma in testa, decisamente non rientrano in questa caratterizzazione.

La privacy e gli ospiti

Google e la PrivacyCara “Assistente di Volo RyanAir”, mi vedo costretto a cancellare il tuo commento al post “Giornalismo Low Cost” dato che non hai voluto fornire un indirizzo email valido.

Non è cattiveria, ma è la policy che ho deciso per questo sito. “perprivacynondico@libero.it” non è una scusa valida. Il tuo indirizzo non sarebbe stato comunque pubblico, ma solo nelle mie mani. D’altro canto quando ci si presenta da un amico per una chiacchierata, ci si presenta, come minimo.

Quindi, per tutti: il vostro indirizzo rimane esclusivamente nelle mie mani, mentre l’eventuale indirizzo web (http) che inserite, è pubblico ed associato ad un link sul vostro nome.

Commenti provenienti da indirizzi non validi saranno cancellati.

Per tutte le altre assitenti di volo che volessero lasciare qui i loro commenti: vi invito a mandare, oltre al vostro indirizzo, anche un CV completo di fotografia a … 😛 Skerzo, eh…

Live dal Google I/O 2008: Il futuro della ricerca e la privacy

Marissa MayerIl keynote di apertura della seconda giornata del Google I/O 2008 è affidato a Marissa Mayer, storica donna del marketing a Mountain View, e ora VP di Google per Search Products & User Experience.
Affascinando la platea con la sua bellezza ma soprattutto con la sua sopraffina capacità espressiva, Marissa ci racconta come Google affronta le peculiari criticità delle proprie applicazioni trasformandole in opportunità! (Ah, il sogno di ogni manager…)

  • E’ un gran casino tradurre l’interfaccia in 140 lingue? Facile, facciamolo fare a 250.000 dei nostri milioni di utenti in tutto il mondo!
  • E’ sarebbe costosissimo testare nuove funzionalità e misurarne il successo? Facile, facciamolo fare ad una piccola percentuale dei nostri fantastilioni di utenti mondiali?

And so on….come dicono da queste parti.
Elaboro un po’ sul secondo punto, perchè comunque mi sembra assolutamente interessante come approccio.
Ecco come funziona la valutazione della User Experience in Google: quando c’è da testare una nuova feature su quella scarna ma nearly perfect home page (chessò, un nuovo colore di sfondo per gli ads, qualche pixel di spazio in più fra il titolo ed il primo risultato, il numero di risultati nella prima pagina…), queste modifiche vengono presentate ad un certo numero di utenti. “Certo” significa molto piccolo, in percentuale, rispetto al numero totale di utenti (o di ricerche), ma enorme, in termini assoluti. I risultati vengono memorizzati ed analizzati numericamente, inserendoli nella cosiddetta User Happyness Matrix. Quali siano i parametri – le colonne – di questa matrice della felicità non è dato sapere. Ciò che è certo è che la felicità di Google (e dei suoi azionisti) è legata alle revenues. E le revenues sono legate in maniera diretta al traffico.
Quindi qualunque modifica aumenti il numero di ricerche è cool, qualunque altra che lo diminuisca è ‘na schifezza.
Ad un certo punto Marissa, verso la fine dello speech, spiega che in Google DEVONO sapere a che punto saranno le loro technologie chiave nei prossimi mesi ed anni. Almeno per i prossimi due, dice lei.
E spiega che da qui a due anni la ricerca sarà più universale (cioè mischierà più tipi diversi di media), sarà probabilmente multilingua (approfondisco dopo) ma soprattutto sarà più personalizzata!

Cosa? Per-so-na-liz-zata?!? Cioé, Google userà tutto ciò che sa su di me, le mie ricerche passate, le mie abitudini di navigazione, i miei record clinici per fornirmi dei risultati personalizzati?!? E la privacy?
“Beh, in molti casi sarà sufficiente ad esempio sapere DOVE l’utente si trova!” risponde Marissa ad uno spettatore che chiede appunto lumi sulla questione privacy.
A me questa cosa mi fa un po’ paura, ma c’è da dire una cosa: se l’utente è disposto a vendere l’anima i suoi dati personali al Diavolo a Google, pur di avere un servizio migliore…beh, c’è poco da lamentarsi. In un certo senso è lo stesso discorso dei limiti dell’approccio low cost.

Alla fine della sessione successiva (ho seguito ancora Gears) ho fermato Chris Wilson, un signore di Microsoft che ieri aveva fatto una domanda a Chris Prince proprio sui confini che dovrebbe avere la sandbox in cui Gears gira. E lui mi ha risposto che in sostanza dipende tutto da una sclta dell’utente, anche se in questo caso, in effetti, c’è la questione dell’enorme potere di google a scombinare un po’ lew cose. In pratica se l’utente avesse effettivamente un’alternativa, si potrebe fare questo discorso. Nella realtà però oggi non è così.

Lascio ai vostri commenti l’accensione dell’inevitabile diatriba sulla privacy.

Tornando alla ricerca, ed in particolare all’aspetto “multilingua”, segnalo la cosa che mi è sembrata più significativa. La bella, brava e biondissima VP di Google ha fatto l’esempio di una ricerca in lingua Araba (ma vale per tutte le lingue, of course): idealmente il sistema prende la stringa di ricerca, la traduce in Inglese (la lingua più diffusa), la confronta con un indice delle pagine scritte in tutte le lingue (e a loro volta necessariamente tradotte in inglese, questo Marissa non lo ha detto!!!), mette assieme tutti i risultati, e li mostra all’utente traducendo (in Arabo, naturalmente) tutti gli snippet e le informazioni rilevanti.

Interessante, soprattutto perchè renderebbe effettivamente i contenuti disponibili ad una platea ancora più grande.

Intanto vado a seguire un’altra interessante sessione da qualche parte…

UPDATE: ovviamente potete seguire il quasi-live da fonti ben più autorevoli

[tags]IO2008[/tags]

Amazon, Second Life, e la Virtual Job Fair

Qualche giorno fa Simone Brunozzi ha raccontato in un post la sua recente particolare esperienza di recruting.

Graze ad un incontro, peraltro casuale, fatto con lo stand di Amazon, Simone ha avuto modo di far apprezzare la sua competenza ed è oggi uno degli Evangelist. E’ invece di oggi il commento di Jeff Barr, il suo nuovo capo. Interessante vedere anche il suo punto di vista. Nello stesso port Jeff annuncia che ci sono ancora posizioni Amazon aperte per l’Europa. Allora, che aspettate? Vestite di tutto punto il vostro avatar e andate, no? L’incontro è per domani, anzi per oggi, 29 Maggio (visto che sto scrivendo con l’ora del Pacifico).

Google I/O: la prima mezza giornata

MappinsDevo iniziare dicendo che fra i (non tanti) keynote speech di apertura che ho avuto modo di ascoltare, quello di Vic Gundotra (VP Engineering) è stato in assoluto il più concreto (anche nel senso di non scollato dalla realtà) e meno markettaro (forse molto studiato…) di tutti.

Mi dilungherò poi, in un successivo post, con alcuni commenti sulle tante cose che Vic e le sue “prime linee” hanno avuto modo di raccontare, in particolare sull’evoluzione di Internet e del Web.

Per il momento, prima di infilarmi nella prossima sessione ancora (fra Maps ed OpenSocial ho scelto la prima), vi segnalo le cose che finora mi hanno colpito di più:

  • Android che usa la bussola integrata nel cellulare per spostare il punto di vista man mano che l’utente si gira;
  • simile tecnologia utilizzata negli occhiali-visore che questo ragazzo indossa, mentre le immagini sul laptop (e quindi anche quelle da lui visualizzate) seguono il movimento;
  • la potenza di ciò che si può fare (e sembrerebbe facilmente) con le mappe e Flash;

Pensavo di aver dato uno scoop eccezionale comunicando via twitter che il Team Leader del progetto AppEngine aveva annunciato i prezzi, e invece scopro che ReadWriteWeb lo ha già fatto ieri!

[tags]IO2008[/tags]

Aereoporti ed Emozioni

Airbus A330Ci sono dei validi motivi per cui adoro gli aereoporti. Sono i luoghi in cui si respirano alcune delle più belle emozioni.

Prendete gli Arrivi, ad esempio: decine di persone in attesa, accalcate fuori dalle porte scorrevoli attraverso le quali di lì a poco vedranno arrivare i loro figli, le loro fidanzate, i loro parenti lontani. A Catania non si accalcano ad aspettare. Entrano direttamente nell’area bagagli!

E poi prendete le Partenze, luogo in cui mi trovo adesso: un sacco di gente entusiasta, che va incontro a mete che probabilmente non ha mai visto prima, che se ne va a godersi la meritata vacanza, o che va comunque a respirare per un weekend (o magari qualcosa di più) l’aria di un posto diverso.

Nella foto l’Airbus A330 che mi porterà a Philadelphia, da dove poi proseguirò per San Francisco. Non ho mai volato con questo tipo di aereo, e sono curioso di vedere com’è dentro. Però l’ho pilotato tante volte!