Marketing, anzi Advertising Virale

Lo sapevo già ieri che blognation Italy sarebbe stata fonte di pochi (che è meglio) ed interessantissimi post. Come quello di oggi che presenta Zooppa, la prima start-up Italo-Americana “che integra il [tag]marketing[/tag] tradizionale con un innovativo modello web 2.0“.
In pratica la società lavora con grossi brand internazionali, e fornisce ai singoli utenti i “brief di agenzia” che con questi vengono scambiati. Quindi viene indetto una specie di contest, per il quale gli utenti vengono invitati a proporre le proprie idee e campagne. Oppure anche degli spot già belli e prodotti. E per queste cose vengono pagati (ai migliori) diversi ….Zoopp$. Ehm…forse qui ci vuole un chiarimento: gli Zoopp$ sono la moneta virtuale usata sul sito. Però al raggiungimento di 1000 Zoopp$ questi vengono convertiti in real money.
Il trick del coinvolgimento degli utenti nell’advertising moderno è ormai in fase di consolidamento, ma questo è il primo caso in cui il coinvolgimento è proprio sulla produzione. Il più recente esempio che mi venga in mente (la campagna Acquarius, ricordate?) si limitava a proporre agli utenti la scelta fra due spot già pronti.

[tags]Zooppa[/tags]

(e)Health: il futuro inevitabile della Sanità

Per puro caso nei giorni scorsi si sono sovrapposte nei miei feed due segnalazioni che, prese da sole, probabilmente non abrebbero meritato da parte mia un commento (ma una lettura sì!).

La prima di queste, che riporto dal Professor Fuggetta, riguarda un’analisi fatta da un economista Italo-Americano, tale Stephen Checchetti, il quale commenta in maniera abbastanza lucida l’approccio economico-gestionale al temadella sanità e in particolare a quello del suo costo. L’uso (mio) del temine abbastanza è dovuto al fatto che alcuni commenti mi sembrano, come dire, assolutamente personali e non necessariamente condivisibili dalle masse. Scrive l’analista:

I am not anxious to learn about my genetic predisposition to develop Alzheimer’s disease or my propensity to contract heart disease or type 2 diabetes.

Mentre questo commento è perfettamente coerente con la conclusione a cui l’economista arriva (conclusione piuttosto sconvolgente a cui arriveremo fra un attimo), non credo che possa valere per le grandi masse.

Però il concetto di base è affascinante, benchè già analizzato in tutte le sue forme: i mercati sono efficienti, funzionano, tendono a riallocare in maniera efficiente le risorse scarse. Però…

C’è un “però”. Forse più di uno. Che l’analisi dell’economista fa scaturire da un’analogia con altri mercati:

But there are times when private markets break down, and insurance is one of them. When markets fail, the government inevitably has to step in and provide insurance. That’s the case with […] insurance against the devastation from natural disasters. The future is one in which health care will fall into this same category. Even in countries like the United States, the government, not the market, will ultimately control the level and cost of the medical care we will receive.

Quindi ci sarà solo la Sanità Pubblica? Sempre secondo la ricerca la ragione di ciò nasce dall’evoluzione tecnologica e medica: la conoscenza della genetica, in particolare, consente già oggi di attribuire ad ogni “paziente” un health score. Un brutto modo per misurare il costo atteso delle spese mediche alle quali quell’individuo andrà in contro nel corso della sua vita. Ora, in uno scenario semplicificato, in cui ci sono solo individui tendenzialmente molto sani o tendenzialmente molto malati (parlando in termini di predisposizione genetica), solo questi ultimi decideranno per una (costosa) assicurazione. Il che semplicemente non farebbe funzionare il mercato.

L’analisi è a mio parere molto semplicistica, e ad esempio non tiene conto di fattori legati non solo al rischio “medico”, e legati invece alle abitudini comportamentali: i rischi di incidente, benchè non prevedibili direttamente, possono essere legati a prametri socio-demografici, ad esempio. Comunque una lettura assolutamente interessante.

L’altro “articolo” è quello legato all’ormai famoso Sicko di Michael Moore. Per chi non lo sapesse [tag]Sicko[/tag] è l’ultimo reportage del giornalista-regista americano che racconta la malasanità oltreoceano. In un post che è una sorta di editoriale, dell’area Advertising di [tag]Google[/tag] (but, what the he…!), spiega che molti dei loro clienti si trovano ad affrontare situazioni di pubblicità negativa, indotte dal fatto che qualcuno, facendo leva su situazioni sporadiche ma molto emozionali, trasmette dei messaggi molto negativi. E ovviamente propone una soluzione:

Many of our clients face these issues; companies come to us hoping we can help them better manage their reputations through “Get the Facts” or issue management campaigns. […] We can place text ads, video ads, and rich media ads in paid search results or in relevant websites within our ever-expanding content network. Whatever the problem, Google can act as a platform for educating the public and promoting your message.

Io penso alla Sanità in Italia, perchè non conosco quella statunitense se non per le fiction che ce la propinano o per i messaggi più o meno chiari delle news che la riguardano. E mi chiedo se un Direttore Generale di una ASL debba preoccuparsi di assumere un Responsabile Marketing e Comunicazione. Voi avete aggiornato i vostri CV?

iPhone, ci siamo quasi. E ora che ce ne facciamo?

Siamo agli sgoccioli, e anche io forse mi sono fatto un po’ prendere la mano, visto che ormai è forse il quarto o quinto post sul tema iPhone. Ma d’altro canto l’effetto mediatico di tutta la vicenda è innegabile.
Ormai si contano le ore dall’uscita del prodotto, e cominciano ad arrivare le prime importanti recensioni (e anche qualche parodia), del prodotto di casa [tag]Apple[/tag].
Fra i commenti che mi sento di condividere, certamente buona parte di quelli di Geekmarketing: i dubbi sul gap tecnologico permangono, soprattutto nel confronto con apparecchi come il [tag]Nokia[/tag] [tag]N95[/tag]. E l’osservazione più pungente ed azzeccata rimane secondo me quella relativa alla disponibilità di una buona connettività:

Ecco, il vero limite, come giustamente detto da molti, è proprio questo: le modalità con le quali accedere ad Internet. Perché un terminale con queste caratteristiche lo si può sfruttare in pieno solo con una connessione wi-fi o con un abbonamento flat che garantisca una buona dose di banda e di mega.

A proposito di effetto mediatico: ricorda BrandBlog che sono passati ben 6 mesi dall’originario annuncio di Steve Jobs durante il Keynote del Macworld di San Francisco.

[tags]iPhone[/tags]

Il vino lo portiamo noi! (ma solo se ci spiegate l’Antimarketing Antivirale!!!”)

Non è il mio campo, ma per qualche motivo i temi di [tag]marketing[/tag] e [tag]comunicazione[/tag] mi hanno sempre molto affascinato. L’altro ieri ho comprato un libro dal titolo decisamente …intrigante! (Curiosoni, il titolo è nel title dell link!)
E non ho resistito, letteralmente, quando sono capitato in questa trappola di [tag]Antiviral Antimarketing[/tag]! Chi lo etichetta in questo modo è Antonio Tombolini, che lo spiega in un brillante post (riporto solo un estratto) invitando il lettore ad un esperimento mentale:

Provate a mettervi nei panni di un appassionato di enogastronomia.

In qualche modo venite a sapere che c’è qualcuno […] disponibile a pagare per voi un pranzo in un grande ristorante.
Supponete ora che per cogliere questa opportunità, dobbiate iscrivervi coi vostri dati, e sperare di essere scelto – di essere uno dei 10, scelti a caso – tra tutti gli iscritti.

Ci siete? Ok: ora rispondete a questa domanda: perché mai dovreste andare in giro a raccontare che c’è una cosa così? Ovviamente meno sono gli iscritti e maggiori sono le opportunità per voi di essere scelti! Ecco l’anti-marketing anti-virale di [tag]IVLPN[/tag]: una magnifica iniziativa di cui non conviene assolutamente parlare!