Scene di Vita Romana/1: crollano i prezzi delle case

Stamattina, causa freddo, pioggio, mal di testa…ho deciso di andare in ufficio coi mezzi, invece che con la moto. Significa metterci 40 minuti invece di 8 (e più che la media è drammatica la varianza!), ma significa anche godersi scene altrimenti inaccessibili.

La scena: su un marciapiede di un modesto quartiere in zona Tiburtina, un ragazzotto ben vestito parla con una signora bassa ed occhialuta che lo scruta interrogativa, e le dice: “Mah, signora, da noi…perlopiù stabili. Anzi, un po’ in rialzo…”. La signora non sembra proprio convinta.

La mia analisi: il ragazzotto ben vestito lavora plausibilmente per un’agenzia immobiliare della zona, e la signora, che probabilmente ieri ha letto o sentito la notizia del “crollo del mercato immobiliare” (TGCOM di ieri sera parlava proprio di “crollo”!) gli avrà chiesto conferma.

Ogni volta non so se prendermela con chi scrive i titoli, o con chi si beve tutto quello che lo scatolotto catodico dice.

Il Mercato Mobile, Skype, e le Tariffe

Tre settimane fa ero negli Stati Uniti. Per la prima volta ho provato a chiamare con SkypeTariffe SkypeOut verso i cellulari. Cellulari italiani, ovviamente. Costicchia, ma comunque circa 1/3 che chiamare dall’estero col proprio cellulare, sempre italiano, in roaming.

Chiamare i fissi è invece piuttosto conveniente (per gli USA e per tutte le “destinazioni principali“), costa appena 3/4 centesimi in più rispetto alla canonica tariffa cellulare domestica.

In questi giorni ho invece sentito un’amica Russa, e ho fatto una scoperta piuttosto interessante.

In primo luogo c’è differenza fra le grandi città (Mosca e S. Pietroburgo) – per le quali vale la conveniente tariffa di “Fascia A” – ed il resto del paese (e ovviamente la mia amica indovinate dove sta?). Tutto sommato ha un senso, soprattutto per un paese così grande e con una infrastruttura di rete probabilmente non capillare come la nostra.

Ma ciò che mi ha davvero colpito è che chiamare dall’Italia (o da qualunque posto, se è per questo) un cellulare Russo, costa un un quinto che chiamarne uno italiano!!!

Tariffe SkypeOut Russia

Io (che non ci capisco gran chè di questo settore) mi chiedo come sia possibile. Chi ci capisce, invece, lo spiega con la solita competenza.

Qui sotto le tariffe (sconvolgenti) italiane.

Tariffe SkypeOut Italia

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"Google Search” la prima (ricca!) fonte di revenue per Mozilla Foundation

Mozilla se la passa davvero bene. A quasi 67 Milioni di dollari ammontano i ricavi del 2006 (oltre un quarto in più rispetto all’anno precedente), la stragrande maggioranza dei quali….da Google!
Cioè, a me non era proprio chiaro, ma Mozilla (la Corporation e la non-profit Foundation) ricava oltre il 90% del proprio “fatturato” dai soldi che i motori di ricerca pagano per essere inclusi nella toolbar del popolare browser. Son cose che…

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Cellulari sugli aerei. La finiamo?

Ogni tanto si ripropone questo tema sulla moltissimi dei siti che parlano di news, tecnologia etc. Oggi succede su Slashdot. Dice la BBC che le agenzie europee si stanno preparando, che ai vari operatori (nel senso delle aereolinee) verrà data la possibilità di scegliere se adottare o meno la tecnologia etc..
Ma a me sembra una stronzata. Cioè, ammetto che non sono un esperto, ma non capisco che cosa voglia dire usare il cellulare sull’aereo.
Forse si potrebbe usare il satellitare, ma non vedo in base a quale assurdo principio le antenne (che vi faccio notare sono sempre “tiltate” verso il basso per fare un “cono” di copertura) dovrebbero irradiare il loro segnale verso apparati che si trovano a 10 km di altezza.
Inoltre, l’handover (si chiama così?) fallisce in autostrada a 180 130 km all’ora. E a 700?!?
Come detto, non sono competente in materia, e se qualcuno ha delucidazioni, ve ne sono grato.

IT – Il digital divide delle PMI

Da una domanda molto puntuale di Antonio Savarese su linkedin è nata una interessantissima discussione, che meriterebbe senz’altro un seguito ed un dibattito.

Scrive Antonio:

[…]
Internet gioca un ruolo sempre più importante nell’allocazione dei prodotti, della forza lavoro e di tutti gli altri fattori produttivi, la comunicazione e l’informazione hanno trovato nella Rete un mezzo insostituibile e ormai basilare. Le possibilità offerte dalle ICT sono molteplici e le PMI dovrebbero approfittarne[…]
Purtroppo ogni giorno che passa alimenta il Digital Divide tra le PMI e le grandi aziende in termini di mancanza di accesso e di fruizione delle nuove tecnologie di comunicazione e informatiche.
Qual è il problema? Problema culturale? Mancanza di fondi o cos’altro?

Già, qual’è il problema. Anzi, quali sono i problemi?

Nell’ambito della discussione, che vi invito ad andare a leggere, molti spunti interessanti. Ne cito qualcuno che mi ha colpito (e sottolineo che mi ha colpito, magari perchè non l’approvo affatto!):

A mio parere il problema è prevalentemente culturale, di visione del futuro, di immaginazione creativa. […] In molti imprenditori vige ancora il sinonimo internet – svago (o peggio internet – perdita di tempo).

Pero’ aggiungo che i fondi ci sono, ma la mia esperienza mi dice che molte PMI vogliono fare innovazione soprattutto se paga il contribuente (cioe’ finanziamenti europei, nazionali, regionali, etc).

Chiunque è disposto a innovare e a spendere in novità se questo gli offre un vantaggio competitivo. In Italia, scusate l’amarezza di 25 anni di mestiere, spesso il vantaggio competitivo è di natura clientelare o altro che lascio all’esperienza dei singoli. Perchè allora innovare? Perchè mettere un sito internet se si vende per canali privilegiati? (interessante analisi, è la mia nota.)

Anche io ho postato la mia risposta:

Rispondo direttamente alla domanda originale: qual’è il problema?
Banale: i soldi, l’infrastruttura, una visione dei nostri governanti che rimuova gli ostacoli.
Articolata: in Francia ed in Nuove Zelanda (si, un paese con meno di 5 milioni di abitanti) hanno fatto i conti di quanti miliardi di euro lo sviluppo della fibra ottica nel paese possa apportare (non alle casse dello stato, ma come risparmi dell’efficientamento di molti processi, sia B2B che B2G), mentre da noi se tutto va bene le licenze wimax le prenderanno …sappiamo chi. Ecco il primo problema, ad oggi una piccola azienda localizzata in una valle Bergamasca ha un accesso alle infrastrutture telematiche penoso e costosissimo. Provate a chiedere a chi ci vive e lavora, io l’ho fatto (chiederlo, non lavorarci) e mi sono reso conto che le aziende si trovano di fronte a grossi ostacoli.
Ai costi di connettività “land line” fanno eco quelli di connettività mobile, che sono fra i più alti d’europa. D’accordo, abbiamo un’orografia che non aiuta nell’istallazione di antenne e ponti radio, ma insomma…

Il problema culturale c’è, niente da dire. Ma ad un imprenditore competente e cosciente del proprio business, se fate vedere i vantaggi, numeri alla mano…non c’è motivo per cui non debba seguirvi nello sviluppo di un nuovo canale o di una nuova tecnologia. Anche se fosse puro FUD come il web 2.0. Chiedete ai produttori del Nabaztag.

Credo che la discussione potrebbe continuare, anche qui, per essere aperta a tutti.

L’iPod Nano Index per valutare il potere d’acquisto

Non è una cosa proprio nuovissima. Già vent’anni fa The Economist aveva lanciato il Big Mac Index, una via abbastanza grossolana ma pratica per confrontare il valore di diverse monete nei rispettivi paesi. Bene, adesso è il momento di cambiare il riferimento, e l’iPod è decisamente la rappresentazione del gadget più desiderato e diffuso del momento, ed è sul mercato da un tempo sufficiente perchè il suo prezzo nei vari paesi non subisca l’effetto temporaneo dovuto al lancio.
Interessante scoprire che l’iPod Nano da 2GB che all’inizio dell’anno costava in Italia l’equivalente di 193 dollari, in Brasile costava poco meno del doppio, mentre in Usa, Giappone e Canada “scambiava” a meno di 150 dollari.

Blogosfera Svegliati! (o addio Net Neutrality…)

Concordo con Stefano Quintarelli. E’ semplicemente assurdo (e forse è anche pubblicità ingannevole) che un operatore dica di vendere “una connessione ad internet” o “traffico dati” se quello che poi siamo autorizzati a far transitare su quella connessione è deciso dall’operatore e dai suoi accordi commerciali.
Non ho dubbi che i modelli di business siano complessi e le opportunità di revenue tutte da sfruttare, ma senza una regolamentazione che difenda gli utenti (per lo meno dai messaggi promozionali fuorvianti) si rischia una situazione in cui il potere dell’operatore di discriminare a cosa si ha accesso e a cosa no diventa un problema serissimo.

Ho visto che anche Federico ha raccolto l’appello. Perchè non lo fate pure voi?

[tags]net neutrality[/tags]

Quanto è facile aprire un’azienda (e fare affari) negli altri paesi?

Ranking Facilità BusinessSu The Big Picture c’è un articolo piuttosto interessante (che a sua volta riprende questo) in cui si parla di un confronto fra vari paesi del mondo in termini di “facilità di fare affari”, valutando parametri come la complessità nell’aprire un’attività, la concreta possibilità di far rispettare le regole, la difficoltà di gestire permessi e licenze etc.

Indovinate una cosa? L’Italia nelle prime 50 non compare….l’avreste mai detto?!?

Milano 27ma città d’affari d’Europa

Se Londra, Parigi e Francoforte occupano, inamovibili, i primi tre posti tra le 33 migliori città d’affari europee dal lontano 1990, Milano continua a galleggiare intorno alla decima posizione mentre Roma, unica altra città italiana finora considerata, è solo ventisettesima.
[via Alberto]

E il benessere dove lo mettiamo? Ok, è la visione di uno che a milano ci è nato e ci vive (Alberto) contro quella di uno (Eugenio) che ci si è trasferito a 18 anni , ci ha lavorato per 12 (di cui praticamente 10 con Alberto!) e se ne è andato un po’ stufato, per trasferirsi nella capitale. Dove, ve lo dico senza mezzi termini, si fa più fatica a trovare un lavoro, i mezzi pubblici sono inaffidabili, tante cose sono meno ordinate di quanto dovrebbero/potrebbero, ma complessivamente si sta tanto bene.
Tutto questo discorso per introdurre, a fianco della classifica gentilmente offerta dal collega milanese, quella delle cità “dove si sta meglio” in Europa. Roma non è citata, Milano è 49ma. Primo posto per Zurigo.

Top rankings for cities in Europe
The top five cities in Europe were:

  • Zurich (1st)
  • Geneva (2nd)
  • Vienna (tied 3th)
  • Dusseldorf (tied for 5th)
  • Frankfort (7th)

The lowest ranking European city in the top 50 was Milan (tied for 49th).

Link

Approfitto del post per dare il benvenuto ad Alberto, che sarà fonte di interessantissimi post tecnici, e che ci ha già deliziato con un paio di articoli su RfID e Near Field Communication.