Mi sono sempre imposto come regola di non esprimere giudizi affrettati, soprattutto se non ho dati “confortanti” e di natura certa alla mano. Nel mondo della comunicazione digitale questa regola vale ancor di più, perchè a parte la figura barbina che uno rischia di fare, magari c’è anche il rischio di prendersi una querela o peggio…
Quindi, di fatto, non sono nelle condizioni di fare nessuna denuncia.
Però faccio davvero fatica a non credere alle parole di Paul Cappelli, italo-americano, fondatore di un’agenzia di pubblicità con sede (tra l’altro) a New York ed in Italia. Faccio fatica anche per via della onesta ingenuità con cui si lamenta per essere estato escluso dalla gara per un “banale errore”, che poi banale non è (la mancata presentazione della ripartizione di spesa nell’offerta economica, e chi – come me – lavora con la PA sa quanto è importante). Errore che in qualche caso la PA punisce, in qualche altro no (chiedendo chiarimenti, approfondimenti e giustificazioni), ma che può appunto comportare l’esclusione.
Venendo però al punto chiave, il signor Cappelli protesta segnalando una gara – di importo consistente, nevvero, per dei servizi di comunicazione – di recente aggiudicata (anche se al momento in via provvisoria) …al “bar sotto casa”. L’espressione fa riferimento ad un passaggio precedente, il cui Cappelli osserva che la composizione delle aziende partecipanti al bid è quantomeno curiosa…
[…]E qui, la seconda anomalia: scopro che in gara non ci sono solo agenzie di pubblicità e comunicazione, ma anche gruppi di editori ed emittenti televisive pugliesi. Strano, no? Dalle nostre parti, la comunicazione la fanno le agenzie di comunicazione. È come se per promuovere la vendita dei miei gelati nei bar di tutto il mondo, io chiedessi al bar sotto casa mia di farmi la campagna.[…]
Il raggruppamento risutato vincitore è composto da EdiSud (capogruppo ed editore della Gazzetta del Mezzogiorno), Telenorba, la nota tv locale, AD Concord, agenzia che fa parte di AssoComunicazione, e Cotup, che è il consorzio degli operatori turistici pugliesi.
Giusto per capirci, dietro di loro si è piazzato il raggruppamento comprendente la nota agenzia (eufemismo!) Leo Burnett (inchino!).
Io non so se il “bar sotto casa” o la combriccola di amici del posto o i “Furbetti del Salentino” (questa me la dovrei rivendere!) alla fine si spartiranno questa grossa fetta (probabilmente no, per fortuna). So solo che mi viene il disgusto al solo sospetto che ci possano essere dei governanti – centrali o locali che siano – che stanno lì a farsi i …ehm… a curare i propri personalissimi interessi (invece di gestire la res publica), godendo di privilegi e stipendi preclusi a molti, ed alimentando le loro ricchezze con i soldi dei cittadini che essi stessi dichiarano di rappresentare!
Ecco, vorrei che ogni italiano si indignasse profondamente per una cosa del genere. Anche solo per il sospetto di una cosa del genere. E invece vedo che gli unici che si indignano ormai sono gli stranieri (quelli che ci prendono ancora sul serio), mentre molti Italiani, leggendo sul quotidiano la storia dell’ennesimo sperpero di denaro pubblico, probabilmente si limitano ad alzare le spalle. E a voltare pagina.
E questa è la cosa che mi fa più paura.