Stretti al Vento: I Navigatori Oceanici in Solitario

Qualche giorno fa ho letto di Stretti al Vento, un film documentario sui più famosi navigatori italiani che negli ultmi anni si sono impegnati nell’ardua impresa di attraversare l’Atlantico su un minusclo guscio di 6 metri e mezzo (un minitransat) o addirittura di circumnavigare il globo senza scalo, senza assistenza ed in solitario!

Stretti al VentoOggi pomeriggio, un po spinto da Luca, ed un po’ perchè solamente il mare (anche solo a vederlo su un video) poteva farmi riprendere da una giornata di lavoro parecchio complicata, sono andato alla “prima”, al cinema “Aquila” al Pigneto.

Il documentario è parecchio interessante. Aldilà delle splendide (e qualche volta paurose) immagini delle scorazzate oceaniche dei protagonisti, emerge dalle interviste al giovane Andrea Pendibene, all’intramontabile Giovanni Soldini, a quel matto di Vittorio Malingri (il migliore!) e ad altri illustri personaggi, uno spirito che illumina e guida i navigatori oceanici. Tutte le loro esperienze sono accomunate soprattutto dall’intensità della relazione che hanno vissuto con le forze della natura che li hanno accompagnati in questi lunghi viaggi.

Consiglio assolutamente la visione!

Una scusa in più per per farvi sapere che Andrea Iacopini giusto stamattina è montato a bordo del suo Adrenalina ITA 156 per andare a fare la prima regata in quel di Sanremo. Buon vento!

Volvo Ocean Race: fare match race in mezzo all’Oceano

Uno non si immagina che in una tappa di 12000 miglia (dodicimila!!!) ci si metta a fare tattica, a coprire l’avversario. E invece…

Volvo Ocean Race 2008-2009
Volvo Ocean Race 2008-2009

 

 

Come potete vedere dalla breve animazione che ho realizzato, la barca in testa (Ericsson 3), che grazie ad un’azzeccatissima lettura del meteo nella scorsa settimana aveva guadagnato oltre 300 miglia di vantaggio, negli ultimi due giorni ha rinunciato a buona parte di questo vantaggio pur di mettersi nella rotta ideale che congiunge il resto della flotta con il primo traguardo obbligato, ovvero Capo Horn. Da un punto di vista tattico questo è ineccepibile. Il criterio di fondo è: mi metto qui, e tu di qui ci devi passare per forza. E se ci arrivi veloce, come minimo prendo lo stesso vento tuo.

Ineccepibile. Solo che uno non si aspetta di farlo in mezzo al Pacifico, ecco.

Scorporo della Rete? Quale Rete?

Gobba? Quale gobba?

Gobba? Quale gobba?

 

Il titolo è preso da una meravigliosa scena di Frankenstein Jr.

L’incontro di oggi pomeriggio con Luigi Vassallo, Chief Information Officer di Matrix, ha offerto davvero tantissimi spunti di discussione.

Si è discusso per lo più di IPTV, accennando anche agli scenari di altri paesi europei – come la Francia – dove i numeri di questo servizio superano di un ordine di grandezza quelli italiani, ragionando sulle motivazioni, gli ostacoli, i regolamenti…

C’è voluto poco perchè la discussione andasse al tema del possibile futuro scorporo della rete, da parte dell’operatore attualmente leader, cioè Telecom Italia. Tema del quale si discute tanto, ultimamente. Personalmente uso l’ottimo lavoro di Stefano Quintarelli, per monitorare la discussione.

In sintesi il tema è questo: oggi la capacità di penetrazione di un servizio come quello della TV su IP è fortemente legato alla capacità di trasportare i bit. In questo senso gli operatori (i carrier) sono chiaramente in una posizione di vantaggio. E in effetti quasi tutti fanno il cosiddetto triple play, cioè approfittano di tale posizione per legare l’utente con una offerta a pacchetto (bundle) che tipicamente prevede Voce, Connettività e Video. Da un certo punto di vista dovrebbe essere intuitivo il fatto che scorporando la rete, quindi consentendo l’accesso diretto a tariffe regolamentate a tutti gli operatori, la concorrenza si sposterebbe sui servizi, con conseguente vantaggio per gli utenti. Questa almeno è l’idea che si fa un profano come me.

Aldilà delle particolarità dei modelli di business in questa complicata filiera, ci sono degli aspetti tecnologici (limitiamoci a questi) che vanno approfonditi. Nello specifico, a che altezza tagliamo? A che strato della pila ISO OSI, cioè, la rete scorporata dovrebbe essere resa disponibile agli altri operatori? C’è un preciso motivo per preoccuparsi di questo tema, legato al fatto che il soggetto che opera la rete è l’unico che può garantire sulla stessa gli adeguati livelli di servizio, e soprattutto la Quality of Service, ovvero quei meccanismi – non presenti in maniera nativa negli attuali protocolli di rete – che permettono ad esempio di differenziare le varie tipologie di traffico (voce, video, internet browsing …) e gestire per ciascuna di esse le opportune modalità di trasmissione.

Certamente quello dello scorporo della rete sarà un tema molto caldo nei prossimi mesi ed anni, nei quali si deciderà la fortuna degli operatori (e di altri partecipanti al gioco) ma soprattutto la diffusione della banda larga e dei servizi interattivi nelle case degli Italiani. Mica roba da poco.

Gmail, attachment multipli, ed errori nell’upload

Le barre indicano il progresso nel caricamento degli attachment

Le barre indicano il progresso nel caricamento degli attachment

Da qualche giorno Gmail ha introdotto piccole novità nel servizio di webmail. Una delle più evidenti (e più utili) è la feature che consente di selezionare più attachment dalla stessa finestra, invece che doverlo fare file per file. Al tempo stesso l’interfaccia mostra una comoda progress bar che rende più semplice per l’utente capire che il sistema sta effettivamente caricando il file scelto.

 

Queste feature sono state implementate utilizzando Flash in un piccolo frame. Purtroppo però questa scelta non è esente da controindicazioni. Per chi come me lavora spesso dientro ad un proxy/firewall, il meccanismo di upload fallisce miseramente (o meglio fallisce l’autenticazione), e costringe pertanto ad utilizzare il meccanismo classico, la cui attivazione non è tuttavia immediata (anche se ben spiegata nella relativa pagina di aiuto).

La soluzione è semplice: dovete andare su Settings (Impostazioni, nella versione italiana) e poi su General. In basso, quasi in fondo, trovate l’opzione per abilitare o meno questo “upload avanzato degli attachment”.

Va detto che questo malfunzionamento si verifica solo con certi firewall/proxy server, e non solo con Gmail. Ad esempio nel caricare una immagine in un post su WordPress sono costretto a selezionare il tradizionale “browser uploader” invece della più evoluta versione Flash.

 

Modificate le impostazione se volete tornare ad utilizzare il meccanismo classico.
Modificate le impostazione se volete tornare ad utilizzare il meccanismo classico.

Augmented Reality

Di Augmented Reality avevo sempre e solo sentito parlare in ambito militare. Poi quanche tempo fa ho visto un interessante esperimento che faceva uso di bussola/accelerometro e telecamera di un Android G1.

GE Augmented Reality

Ma la trovata di GE per pubblicizzare la propria iniziativa Smart Grid è davvero notevole!

Volete rimanere anche voi a bocca aperta? Allora stampate questo pdf, e poi mettetelo davanti alla webcam del vostro PC mentre visitate questa pagina. Volete far andare più velocamente le turbine? Provate a soffiare nel microfono!

Punta e Viaggia? O Paga e Pentiti?!?

Un articolo di oggi di Tom’s Hardware pubblicizza il sito Punta e Viaggia, meccanismo di aste al ribasso con cui Meridiana ed Eurofly pensano probabilmente di svoltare (a livello di bilanci aziendali, almeno) in un ancora penalizzato settore.

Sono molto critico e scettico, per via del fatto che il meccanismo scelto è tanto conveniente per il venditore quanto lo sembra (ma solo sembra!) per l’acquirente.

Mi spiego: chi fa l’affare è chi vende, non chi compra!

Sicuro?

Sì, almeno su base statistica. Circa 6 mesi fa Piero Tofy ha fatto un’analisi molto dettagliata, scoprendo ad esempio che i guadagni per un oggetto da poche centinaia di euro (un iPod, nella fattispecie) potessero sfiorare i 5000 Euro. Sì, oltre il 2000% (duemilapercento!) del valore dell’oggetto.

D’altro canto questo spiegherebbe anche l’incredibile proliferare di questi siti negli ultimi anni.

Okkio al portafogli, quindi!

PS: Il meccanismo proposto da Punta e Viaggia prevede un limite nel numero di puntate per singolo utente. Questo altera probabilmente i risultati dell’analisi di cui si parlava, ma d’altro canto rende ancora più esplicito il guadagno del venditore. Provate a pensare cosa succedere se solo 20 o 30 utenti fanno il numero massimo di puntate?

User Generated Content e Terms of Service: Facebook è da biasimare?

La risposta breve è . Perchè lo sostengo con tale decisione? In questo caso dovrete gustarvi la risposta lunga, qui sotto.

Una sola riga di premessa: qualche giorno fa Facebook ha cambiato le policy di licensing dei contenuti caricati dagli utenti. Le modifiche hanno scatenato un po’ il putiferio, nella blogosfera internazionale ed anche in quella italiana, soprattutto grazie al post di Giovy. Ne abbiamo parlato anche qui.

Scopro (via il polemico Scoble) che Amanda French ha fatto uno studio comparativo fra le policy di Facebook, MySpace, Yahoo! (relativamente al servizio Flickr), Google, Youtube, LinkedIn e Twitter, concludendo che non esiste equivalente alla porcheria che i legali di Facebook si sono inventati.

Conclusion? Go ahead and be outraged. Facebook’s claims to your content are extraordinarily grabby and arrogant.

Dal confronto con le altre policy Facebook non ne esce bene: quasi tutti i servizi specificano che la “proprietà” (ownership) del contenuto rimane dell’autore dello stesso. Inoltre tutti i siti specificano che la licenza che viene concessa al servizio (necessaria anche solo per poter memorizzare la foto) è limitata al tempo per cui il proprietario (l’utente) decide di farla valere. Se se ne va, decade la licenza.

Ma la cosa forse più grave – scopro dall’analisi della signorina French – è questa:

This one kills me: Facebook claims it can do whatever it wants with your content if you put a Share on Facebook link on your web page. Unbelievable–and unique, as far as I can tell. People can post links in Facebook to your content just by copying and pasting the URL, but if you want to save them a few keystrokes by putting a link or a widget on your site, Facebook claims that you’ve granted them a whole mess of rights.

Wait! Il fatto che io metta sulla pagina del mio blog un link “Condividi su Facebook” trasferisce tutti quei permessi alla società californiana?!? Ennò, non va assolutamente bene!

Guida Facebook: condividere le foto con gli amici (un’alternativa a …)

Il post era “in cantiere” da un pezzo. Il draft era nato come secondo capitolo della serie Guida all’Uso (Consapevole) di Facebook. Poi è rimasto lì. Il tema era sostanzialmente: usate Facebook per quello che è. Per condividere le foto con gli amici ci sono appunto mille mila modi diversi, più efficaci, dedicati in sostanza a fare quel mestiere. Ma andiamo con ordine e torniamo al post…

Cosa ci fate con Facebook? Molto probabilmente curiosate fra gli utenti (in senso buono, eh?) per trovare i vostri compagni delle medie o del liceo. Oppure presi dalla nostalgia cercate le vostre ex (pazzi!). Ma quando decidete che i fondo piacerebbe anche a voi far parte di questa simpatica combriccola, probabilmente una delle prime cose che fate è caricare delle foto, per condividerle con gli amici.

Mi permetto di sconsigliarvelo. O meglio (dato che la mia coach preferita mi ha sempre suggerito di essere costruttivo) tendo a consigliarvi un servizio (ma ce ne sono molti) che fa molto meglio di Facebook quel mestiere lì: Flickr. Scritto così. Sbagliato, senza la e.

Flickr è a mio avviso il miglior servizio di condivisione on-line di foto. Ha tutto quello che vi serve.

  • La possibilità di avere account free
  • Spazio illimitato per gli account pro
  • Statistiche (cercando quale chiave arrivano a vedere le vostre foto?)
  • Condivisione di foto con utenti esterni al servizio
  • Tag e geotag sulle foto (trovate quelle vicine aggiungendo nearby alla url, come qui)
  • Possibilità di inserire le foto in un post (come questo)
  • molto altro ancora…
Circuito
Circuito, su Flickr

Da oggi poi c’è un motivo in più per non utilizzare Facebook per condividere le vostre foto (e se è per questo anche molti altri contenuti). Ci segnala infatti il sempre attento Giovy che la policy (tecnicamente parlando, i Termini di Utilizzo) di Facebook, almeno nella parte relativi ai diritti che il sito detiene sui contenuti caricati dagli utenti, è cambiata.

 

Anche se nei numerosi commenti al suo post si fa un po’ di confusione fra trasferimento della proprietà e concessione di una licenza, il risultato che ne emerge è piuttosto chiaro: nessuno è contento di ciò che è successo.  Da questo punto di vista è preferibile un servizio che, come Flickr, renda esplicito in termini più precisi l’uso che fa dei contenuti che voi caricate. Tra l’altro di Flickr qui trovate i termini tradotti in italiano, mentre Facebook scrive:

La traduzione di questo documento in Italiano è fornita solo a titolo informativo. In caso di discrepanza, la versione Inglese di questo documento (disponibile qui) è l’unica versione legalmente vincolante e regolerà il tuo rapporto con Facebook.

Ah beh, grazie per il trattamento…