E’ da ieri che cerco di mettere assieme quattro parole in croce per far capire un centesimo del dolore e del disturbo che ho provato alla notizia del ragazzo morto a Ponza, straziato dalle eliche del motoscafo del suo migliore amico.
Io ero in porto proprio a Ponza, in quel momento, e ho appreso la notizia da uno dei ragazzi del cantiere. Ma il mio equipaggio era proprio lì, al Frontone, e si è sorbito la scena straziante, il sangue, le lacrime e le urla. Le ragazze sono tornate piangendo.
Ecco, forse in questo caso bastano le lacrime, e non ci vogliono le parole, neanche quelle di polemica sulle patenti facili, su quelli che sfrecciano planando in mezzo alle barche ormeggiate (non è questo il caso , comunque), su quelli che, in generale, non sanno vivere il mare… No. Niente parole, non adesso.